Quartetto d’archi dell’OPV in un concerto da ricordare

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Il ritorno delle note dopo oltre due anni al C. S. “Beato Pellegrino”

Un concerto intimo, da ricordare.

Dopo oltre due anni e mezzo, la musica è tornata nella Sala Polivalente del Centro Servizi “Beato Pellegrino”. Con una cascata di note, ora allegre, ora lente, ora molto vivaci, ben assemblate dal Quartetto d’Archi dell’Orchestra di Padova e del Veneto, declinato tutto al femminile, composto da due violini (Laura Maniscalco ed Elena Meneghinello), una viola (Giada Broz) e da un violoncello (Caterina Libero).

Un concerto di rara finezza, quello regalato ai numerosi ospiti del C.S. Beato Pellegrino. Un dono che l’Orchestra di Padova e del Veneto ha voluto fare alla struttura di AltaVita-Ira, che è stato salutato come un ritorno alla vita dopo i lunghi mesi di clausura e di rinunce. Finalmente la musica, una musica scacciapensieri, finalmente il ritorno agli appuntamenti per troppo tempo forzatamente dimenticati.

Dopo il successo degli scorsi anni, è continuato così l’impegno in ambito sociale dell’Orchestra di Padova e del Veneto con una programmazione appositamente dedicata agli ospiti dei Centri Servizi per anziani del territorio padovano.

Il Quartetto d’archi OPV  al “Beato Pellegrino” ha eseguito musica per archi di Antonin Dvoràk, l’opera 96  l’Americano,  composta quando il musicista praghese si trovava a Boston.

Le quattro interpreti – questo Quartetto d’Archi deve essere giustamente considerato come il fiore all’occhiello dell’OPV –  hanno fornito una perfetta lettura musicale del brano del compositore boemo. Ne hanno saputo cogliere ora gli sprazzi dinamici, ora le delicate aperture, ora la varietà espressiva. Con grande professionalità, movimenti misurati, intesa pressoché perfetta, equilibrio discorsivo.

E’ un quartetto, quello composto da Laura Maniscalco (nativa di Cefalù), Elena Meneghinello (padovana), Giada Broz (di Rovereto) e da Caterina Libero (padovana), che è stato molto apprezzato per la semplicità, l’eleganza, la discrezione sonora supportata dalla volontà di non voler mai esagerare con un uso gratuito virtuosistico. Timbriche sempre appropriate e misurate, rese con una giusta dinamicità.

Chiudendo gli occhi si poteva immaginare di essere trascinati lungo gli impetuosi corsi d’acqua americani, con tratti calmi e che quasi all’improvviso si fanno “allegri”, fino a diventare “molto vivaci” quando danno vita alle caratteristiche cascate. Dopo i “quasi ballabili” dei brani d’apertura, nel finale pareva di assistere a una cavalcata nelle sterminate radure del Far West. Alla fine applausi scroscianti e meritati.

Le varie fasi del concerto sono state illustrate dagli educatori/animatori del C.S. Beato Pellegrino, che si sono rivolti agli anziani, che seguono ogni giorno nelle abili vesti di presentatori con una dolcezza “filiale”.

Proponendo alla fine una bellissima immagine di grande attualità: ogni strumento musicale manda un suono diverso; immaginiamo che ogni capo di Stato utilizzi chi un violino, chi un pianoforte, chi una tromba.

“Voci” diverse, ma alla fine il risultato diverrebbe solo una grande armonia, la bellezza di stare insieme.

Una voglia di pace oggi mai tanto invocata.