Depressione, nuovi studi. Come affrontarla nelle persone anziane.

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Quando l’età bussa alla porta dei 70-80 anni la comparsa di disturbi cronici si fa più frequente, le relazioni si diradano, l’attività si riduce, gli interessi si disperdono.

E’ allora che nelle persone avanti con gli anni si fa strada la depressione, quasi sempre accompagnata dalla solitudine. La depressione avanza sempre in modo subdolo.

I primi sintomi sono una lenta perdita di energia, la mancanza di interessi, poi disturbi del sonno, che non vanno sottovalutati, in quanto sempre più spesso sono l’anticamera di una patologia depressiva.

Come si affronta la depressione nell’anziano? Le strade seguite oggi sono essenzialmente due: interventi di ri-socializzazione e sostegno farmacologico.

Nel primo caso più che un intervento specifico individuale, si fa ricorso al gruppo, puntando a far riemergere bisogni emotivi, quali senso di appartenenza, supporto reciproco, vita comunitaria.

Il trattamento poi diventa multiprofessionale perché entrano in campo anche gli specialisti della salute mentale.

Per quanto riguarda il sostegno farmacologico ci sono importanti ricerche da segnalare (anche se non sono novità assolute): due recenti studi hanno individuato in una particolare sostanza contenuta in funghi allucinogeni una cura contro la forma grave di depressione (Major Depressive Disorder).

Questa sostanza è la Psilocibina, presente in alcuni funghi allucinogeni del genere psilocybe, panaeulus, inocybe, stropharia. Una volta assunta – sempre ed esclusivamente sotto la guida del medico – provoca una sorta di “reset del cervello”, riportandolo alle condizioni anteriori all’insorgere della depressione.

Secondo il primo studio, condotto da Charles Raison dell’Usona Institute di Fitchburg (Wisconsin) e pubblicato su Jama, la psilocibina emerge come una promettente risorsa terapeutica per il trattamento della depressione.

Questa sostanzaè stata somministrata in una singola dose insieme alla psicoterapia, dimostrando benefici significativi nel trattamento della depressione grave. La ricerca ha coinvolto 104 adulti affetti da disturbi depressivi gravi, suddivisi in due gruppi: uno trattato con psilocibina e l’altro con niacina.

“Si è riscontrato che l’utilizzo della psilocibina – si legge nella descrizione dello studio riportata Italian Medical News –  è correlato a una significativa diminuzione dei sintomi della depressione sia otto che quarantatré giorni dopo la terapia.

Questa sostanza non solo sembra efficace nel ridurre i sintomi della depressione, ma contribuisce anche a promuovere sentimenti di auto-compassione, perdono, comprensione e accettazione di sé.

Tuttavia, gli autori sottolineano che la terapia non rappresenta una soluzione universale per ogni individuo. Vi sono pazienti che non rispondono al trattamento, pertanto è cruciale identificare quali pazienti potrebbero trarre maggior beneficio dall’utilizzo di questa sostanza”.

Anche il secondo lavoro, condotto da un team londinese, i cui risultati sono visibili sul New England Journal of Medicine, conferma l’efficacia della psilocibina come trattamento per la depressione. James Rucker, il coordinatore dello studio, ha spiegato: “Nonostante molti pazienti con disturbi mentali migliorino con le terapie disponibili, alcuni mostrano resistenza al trattamento.

Le opzioni di gestione della malattia sono spesso limitate, pertanto, c’è bisogno di nuovi approcci terapeutici, e la terapia con psilocibina potrebbe rappresentare uno di essi”.

Ma per chi non ama fare ricorso alla farmacologia c’è anche una terza strada che prevede di adottare uno stile di vita salutare, che includa il consumo moderato di alcol, una dieta equilibrata, regolare attività fisica, un adeguato riposo, così come il mantenimento di relazioni sociali frequenti, evitando il fumo e comportamenti troppo sedentari.

Questo metodo è suggerito da uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Cambridge e dell’Università Fudan. I risultati sono pubblicati sulla rivista ‘Nature Mental Health’. Sono stati coinvolti 290 mila individui di cui 13 mila erano affetti da depressione.

E’ emerso che un consumo moderato di alcol riduce il rischio di depressione dell11%, una dieta sana del 6%, l’attività fisica regolare del 14%, l’astensione dal fumo del 20%, e un comportamento poco sedentario del 13%.

Insomma, uno stile di vita sano è in grado di ridurre il peso del rischio genetico per ladepressione. “Siamo abituati a pensare che uno stile di vita sano sia importante per la nostra salute fisica –sottolinea una delle autrici Christelle Langley. 

In realtà è altrettanto importante anche per la nostra salute mentale poiché ha una funzione protettiva diretta sulla salute cerebrale e le abilità cognitive, ma anche indiretta agendo positivamente sul sistema immunitario e sul metabolismo”.