OPV, archi di qualità

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Applaudito concerto al C.S. “Beato Pellegrino”

“La musica è una cura senza farmaci” sostiene Quirino Principe, critico, saggista e docente al Conservatorio di Milano. Effettivamente è proprio così: ha un enorme potere terapeutico. L’ennesima riprova si è avuta nella Sala Polivalente del Centro Servizi “Beato Pellegrino” di AltaVita-Ira, a conclusione del concerto dell’Ensemble d’Archi dell’OPV, l’Orchestra di Padova e del Veneto.

Un’ora di eccellente musica ha portato fra gli ospiti della RSA gioia, serenità, spensieratezza, trasportando mente e cuori in tempi lontani e in luoghi da sogno. Anche sui volti degli orchestrali, alla fine, era stampato un sorriso: la loro musica donata con tanto affetto e passione – come fossero in un grande teatro – è stata ricambiata da una cascata di applausi e con l’auspicio di un “arrivederci” il più ravvicinato possibile.

L’OPV è arrivata con una formazione molto agguerrita e compatta. Sotto la guida del primo violino, il musicologo Tommaso Luison, c’erano i professori Stefano Bencivenga, Davide Dal Paos, Ivan Malaspina, Laura Maniscalco e Simone Castiglia, violini; Floriano Bolzonella e Silvina Sapere, viole; Francesco Martignon e Simone Tieppo, violoncelli; Francesco Di Giovannantonio, contrabbasso.

In programma l’esecuzione di brani composti da due pezzi da novanta della musica classica: Johann Sebastian Bach e Wolfgang Amadeus Mozart.

Di Bach è stato proposto “Ricercare a 6 voci dall’Offerta Musicale”. La composizione è del 1747 e ha una storia un po’ particolare. Si chiama “Offerta” perché è stata donata da Bach al Re di Prussia, Federico II il grande: “Graziosissimo Sovrano – scriveva Bach – con la più profonda sottomissione dedico a Vostra Maestà un’Offerta Musicale, la cui parte più nobile proviene dalle Sue auguste mani”.

Questa “Musicalisches Opfer” è considerata uno dei vertici più alti mai raggiunti nella storia della musica. Tanto per rendersi conto della qualità della stessa, è stato scritto che l’Offerta presenta “l’ultimo compendio del pensiero musicale di tre secoli”.

L’esecuzione nascondeva passaggi complessi, voci che si rincorrono, crescendo marcati, colloqui insistiti fra viole e violini: una compattezza straordinaria, un amalgama continuo con sovrapposizioni dolci e leggere hanno garantito un risultato eccellente.

Da Bach a Mozart con l’esecuzione della “Piccola serenata notturna” (Eine Kleine Nachtmusik), scritta nel 1787, uno dei più celebri e conosciuti notturni orchestrali. Con i suoi quattro movimenti (allegro, romanza, minuetto e rondò) rientra nel canone della sinfonia mozartiana e nel gusto settecentesco di fare musica insieme, alternando movimenti di danza e passaggi virtuosistici e solistici.

Una “serenata”, forse composta in occasione di qualche festa viennese, dai segni armonici chiari e precisi, dall’andamento scorrevole, dagli impasti strumentali sempre gradevoli, senza alcun tormento spirituale.

Fin dall’ “allegro”, Tommaso Luison è C.  hanno reso la “Serenata” con il grande impatto che pretendeva, con un piacevolissimo impulso ritmico, con una pressoché perfetta fusione degli archi. La “romanza” è stata resa molto tenera, pacato il “minuetto”, il rondò con un taglio classico e brillante. Il caleidoscopio delle associazioni timbriche della “Serenata” ha trascinato l’entusiasmo di un pubblico che ha dimostrato di conoscere e amare la musica classica.

Il concerto si era aperto con il saluto e il ringraziamento agli orchestrali portato da Elena Luise, del Servizio Educativo Animativo di AltaVita-Ira, a nome del presidente Stefano Bellon e del direttore Sandra Nicoletto.

Nell’intervallo fra un’esecuzione e l’altra, Emanuela Bianchini, sempre del Servizio Educativo Animativo, ha ripercorso la storia degli strumenti usati nel concerto, vale a dire violini, viole, violoncelli e contrabbasso.

Prima della concessione di due bis, sono stati presentati (e applauditi) ad uno ad uno gli undici professori d’orchestra che a loro volta hanno rivolto a Maria Giovanna Roma coordinatrice del Servizio Educativo Animativo un forte ringraziamento per la calorosa accoglienza loro riservata.

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