Non autosufficienza, i bisogni

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I suggerimenti sul “Tavolo” creato dalla Giunta veneta

Sul “Tavolo interistituzionale”, costituito dalla Giunta della Regione Veneto per l’area anziani non autosufficienti, stanno arrivando le proposte delle associazioni degli enti che operano nel settore. Il “Tavolo” è stato istituito con decreto del governo veneto il 24 febbraio 2023: l’obiettivo è quello di poter valutare tutti i suggerimenti che giungono dal territorio per poi arrivare alle decisioni più opportune da tempo attese da uno dei settori più delicati nel campo dell’assistenza: gli anziani non autosufficienti.

Tra i temi che il “Tavolo” è chiamato ad affrontare, ci sono l’aggiornamento e la revisione degli standard assistenziali vigenti, la definizione di criteri per la valorizzazione del “case-mix” assistenziale e introduzione della budgetizzazione delle presenze.

Su questi temi sono state avanzate e presentate alla Regione, in particolare, le proposte di Uneba Veneto (molte di queste proposte sono frutto della collaborazione con Uripa, o sono state avanzate da Uripa e poi raccolte da Uneba Veneto).

In tema di “revisione degli standard assistenziali” e di carenza di personale, viene chiesto di facilitare l’ingresso di personale straniero, opportunamente qualificato, e la creazione di operatori sociosanitari con formazione complementare. Viene chiesto alla Regione anche di avviare percorsi formativi facilitati (badanti, operatori generici di assistenza, ausiliari socio-assistenziali, etc.) per stranieri o persone oggi fuori dal mercato del lavoro per poterli inserire nei centri servizi.

Inoltre, viene espressa la necessità di un maggiore utilizzo della tecnologia: cartella socio-sanitaria informatizzata, fascicolo sanitario elettronico, robot per l’automazione della preparazione dei farmaci solidi orali, telemedicina, teleconsulto…

Come si può constatare, si tratta di un pacchetto molto corposo che da tempo chiede di essere calato nelle diverse realtà che operano nel settore delicatissimo dell’assistenza agli anziani non autosufficienti.

Secondo importante capitolo delle richieste Uneba è il cosiddetto “Case mix”. Viene proposto di disporre del “Case mix”, cioè di una tariffazione che cambia in base alla gravità degli anziani assistiti. Ricordiamo che per valutare e standardizzare il reale fabbisogno assistenziale, è necessario adottare ove possibile strumenti di misura in grado di rilevare il case-mix assistenziale espresso nel rapporto tra bisogni ed assistenza (in tipologia e quantità) ed adeguato a definire standard organizzativi e dotazione di personale.

Secondo Uneba vanno aggregati poi i profili SVAMA  (Scheda di Valutazione Multimediale dell’Adulto e dell’Anziano). Questa scheda riassume tutte le informazioni, sotto il profilo sanitario e socio-assistenziale nonché delle abilità residue, utili a descrivere le condizioni della persona per la quale si valutano i bisogni sociali e assistenziali.   

Viene suggerito per la macro area degli anziani con elevato fabbisogno sanitario, di mettere a carico del Fondo Sanitario alcune prestazioni che tengano conto del “carico sanitario” che questa tipologia di ospite comporta, e quindi così avere un riconoscimento economico per gli enti. Inoltre, per la macro area degli anziani con disturbi comportamentali, prevedere una maggiorazione da 4 a 13 euro per giorno di presenza, più alta se maggiori sono le presenze di anziani con disturbi comportamentali nel centro servizi. Per quanto concerne il tema di “finanziamento e budget”, viene formulata la richiesta di prevedere una somma massima fissa di risorse finanziarie per singolo ente in base al numero e al profilo delle persone non autosufficienti da assistere. Inoltre, secondo Uneba bisogna premiare chi lavora meglio, nonché monitorare e valutare la qualità dell’assistenza per garantire l’efficacia e l’efficienza dell’utilizzo delle risorse finanziarie. Importante sarebbe anche introdurre incentivi straordinari per risultati misurabili, ad esempio considerando presenze di ospiti più gravi, salute e benessere degli utenti, gestione delle cronicità, riduzione di eventi avversi e adozione di “best practice”, cioè l’insieme delle attività, procedure, comportamenti, abitudini, che organizzate in modo sistematico, possono essere prese come riferimento e riprodotte per favorire il raggiungimento dei risultati migliori.