Ansia da lontananza? “No, mamma è al sicuro”

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Parla la figlia di un’ospite della Residenza Mimose

“Il cuore più è lontano e più si sospira”.

L’afferma un vecchio proverbio italiano. E’ così? La distanza fra due persone che si vogliono bene crea sempre ansia? O la sicurezza di aver lasciato il proprio caro in buone mani scaccia ogni timore e porta tranquillità?

L’abbiamo chiesto ai famigliari di ospiti nelle strutture di AltaVita-Ira. Con l’obiettivo di sapere come si vive la lontananza imposta dal Covid-19, per conoscere quali ansie, quali paure possono nascere al di fuori delle residenze per anziani.

Oggi proponiamo la testimonianza di N. M. che ha la propria mamma ospite della residenza Mimose.

Signora, è soddisfatta di come la Casa di Riposo ha gestito e sta gestendo la pandemia di Covid -19?

“Sì, sono soddisfatta. Trovo tutto corretto. Ho seguito da vicino le vicende tutto l’anno e non posso avanzare alcuna critica. Certo, non posso vedere mamma come vorrei, ma ci sono state le videochiamate, le telefonate, sono stata informata. Sono assolutamente tranquilla, mamma è al sicuro”.

C’è stata a suo giudizio, signora, una pronta attuazione delle misure sanitarie?

“Per me sì. Ci sono stati due-tre giorni di adattamento quando si è percepita la gravità della situazione, ma io ho avuto fin da subito la certezza che mamma era al sicuro. Mi hanno fornito guanti e mascherina quando è stato possibile farle un po’ di compagnia”.

C’è stata da parte di AltaVita una tempestiva comunicazione ai famigliari su restrizioni, sui tempi delle visite, sulle limitazioni che via via venivano adottate?

“Io le informazioni le ho sempre cercate e le ho sempre avute. Non posso dire se per tutti è stato così”.

E’ soddisfatta delle misure di protezione adottate da AltavIta per tutelare i propri ospiti?

“Per me qui è stato fatto il massimo. Tutto ciò che era possibile io credo l’abbiano fatto”.

C’è stata e in che misura un’assistenza psicologica adeguata? C’è stata la dovuta attenzione alla salute mentale?

“La mamma è sempre stata seguita dal dottor Vianello, una figura sempre presente. Io lo incontravo tutti i giorni. Vedevo l’attenzione con la quale le parlava. Quando la mamma è entrata qui non era più tanto lucida. Nonostante questo la presenza del medico c’è sempre stata. Ho ricevuto anche informazioni sul suo stato di salute attraverso telefonate a casa”.

E contro la solitudine dell’anziano, secondo lei, Signora, c’è stato un impegno adeguato?

“Conosco le situazioni che si sono verificate da altre parti. Facendo debiti paragoni, posso dire che qui sono stati fatti miracoli”.

A proposito, è giusto pretendere che tutto il personale che opera all’interno degli spazi di degenza venga vaccinato?

“Secondo me sì. Non vedo altre vie d’uscita. Il personale alla sera va a casa e poi torna dentro e nonostante ci possa essere la massima attenzione il contagio è dietro l’angolo. Io credo che debba prevalere la responsabilità in tutti noi. E’ un virus talmente forte … Senza vaccino non ne veniamo fuori. Ognuno la può pensare in modo diverso, ma chi opera nella sanità deve tutelare le persone che cura o assiste, deve portare salute non contagi”.

Torniamo a noi. Le video chiamate funzionano?

Per me sì. Vedere un proprio caro non può che far bene, anche perché le visite ora avvengono ogni due settimane. So che per tanti si è aperto un mondo nuovo con le video chiamate”.

Sente la mancanza di un abbraccio a sua mamma?

“Mamma appartiene a quella generazione che ha sempre poco praticate le effusioni esterne. Il nostro modo di volerci bene corre su binari meno vistosi. Niente baci e abbracci. No, non sento la mancanza di un abbraccio”.

Ha mai pensato che forse era meglio una badante di una Casa di Riposo?

“Io le badanti le ho provate.  Fino a 89 anni mamma è andata bene. Lei purtroppo è soggetta a ictus. L’ultimo è stato molto forte. E’ stata in ospedale poi l’ho portata a casa. Ho accettato di farmi aiutare. Non è andata bene. Quella persona che abbiamo portato a casa nostra la mamma non la gradiva. Io l’ho anche pagata molto. Mi rendo conto, tuttavia, che la badante lavora per guadagnare, ma lavorando a fianco di un’anziana ci deve essere anche affetto e qualche attenzione in più. Questa persona non l’aveva. Io ho tenuto a casa mia mamma due mesi, ma mi mancava tutto. Ho preso anche un’infermiera, ma non avevo ciò che era necessario. Mi sono trovata veramente da sola. L’ho ricoverata perché mamma aveva bisogno di assistenza, di essere curata e seguita con amore. Io non l’ho abbandonata. Sono entrata a mia volta in casa di riposo. Arrivavo la mattina e uscivo alla sera. Mamma era lavata, curata, c’erano medico e infermieri. Lì aveva le attenzioni giuste, attenzioni che io da sola a casa non ero in grado di darle. Qui sono preparati. Avere una persona estranea in casa, come può essere una badante, è difficile. Credetemi. Entravo in crisi anch’io. Io ho le mie manie, le mie abitudini. Io ho provato, ma non è andata bene”.

Signora, ha contati con parenti di ospiti di AltaVita? Sa di qualche condizione di criticità?

“Sì, conosco figlie di ospiti. Lamentele non ci sono, c’è solo il rammarico per la situazione dovuta alla pandemia”.

La sua mamma quanti anni ha? Come vive questo periodo?

“Ha 92 anni. Li ha compiuti poco tempo fa. Ho potuto vederla mercoledì scorso ma vivo con la serenità di saperla al sicuro. Oltre alle visite quindicinali c’è la video chiamata. Ogni 2-3 giorni chiamo e parlo con un operatore che mi dà ogni informazione su mamma. Ciò mi dà quella serenità che mi fa star bene nonostante la lontananza fisica. Con i tempi che corrono, credetemi, questa è una impagabile consolazione”.

                                                                               Valentino Pesci