Di nuovo insieme, con gioia

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“La festa della riapertura” al Centro Servizi  Beato Pellegrino e al Centro Servizi Giusto Antonio Bolis di Selvazzano Dentro

La musica degli indimenticabili anni Settanta, con accanto figli e parenti, con uno schermo e una voce narrante che riportava tutti quanti ai momenti più spensierati della gioventù. Bastava chiudere gli occhi e via gli acciacchi dell’età, le restrizioni determinate dalla pandemia, il lungo periodo dominato da una forzata solitudine. Ma chi dimentica un pomeriggio così dopo l’interminabile periodo di “clausura”?

Tre anni dopo è tornato un pomeriggio pieno di musica e allegria, di calore e colore, coinvolgente e piacevole.  Ha avuto per teatro il Centro Servizi “Beato Pellegrino”. Era in programma la “Festa della riapertura”, abbinata alla giornata che ricorda tutte le mamme.

L’appuntamento, per ritrovarsi dopo le restrizioni che hanno ridotto all’osso ogni contatto esterno, era stato programmato all’esterno, nel giardino, ma un clima dispettoso ha costretto gli organizzatori a ripiegare sulla Sala Polivalente che ha accolto a stento, ma in sicurezza, i numerosi anziani e i loro famigliari. Ad attenderli le più belle canzoni degli anni ’70, eseguite dalla band “I Vinyl” e un gustoso gelato distribuito dagli operatori di AltaVita e da volontari della San Vincenzo.

E’ difficile estrapolare episodi o sottolineare particolari in questo pomeriggio speciale, contrassegnato da una genuina allegria. Gli educatori e gli animatori del Servizio Educativo, da navigati professionisti, hanno saputo creare un’atmosfera emozionante e divertente. Con la band “I Vinyl” che si è calata nella parte in gioiosa simbiosi con quel particolare pubblico che aveva voglia di sprigionare un’allegria sopita a lungo.

Ed ecco allora le canzoni che hanno accompagnato il viaggio negli anni dal 1969 al 1978. Titoli indimenticabili, voci che si univano ai cantanti, occhi lucidi, mani che si alzavano e si muovevano festose a scandire lo scorrere delle note.

Piero Fisanotti, il “gigante buono” dei Vinyl, ha iniziato con la prima canzone in scaletta: “C’era un ragazzo”. Scroscianti applausi per il bravo quanto collaudato interprete e spigliato conduttore, poi a cascata altre canzoni indimenticabili riproposte da Cristina Barbieri, una cantante dalla dizione chiara, che sa dare senso ai testi e trasmettere energia: “La prima cosa bella”, “Imagine”, “Parole parole”, “Il mio canto libero”, “Un giorno insieme”, “Una canzone intelligente”, “Splendido splendente”.

Dopo ogni canzone un breve stacco per ricordare l’anno in cui è stata lanciata. La voce narrante di Marco Cappello ha fissato di volta in volta gli episodi che hanno scandito gli anni dal 1969 al 1978: cronaca, moda, musica, economia, vita sociale. Ne è sortito un intelligente mix di musica e di ricordi.

La “festa della riapertura” è iniziata con il saluto del direttore di AltaVita-Ira, Sandra Nicoletto,  che a nome del Consiglio di Amministrazione, ha ringraziato quanti hanno contribuito a organizzare “il festoso pomeriggio che resterà fra i più bei ricordi di quest’anno”.

A legare i diversi momenti della festa una regia “democratica” cui hanno contribuito Elena Luise, Maria Giovanna Roma, Emanuela Bianchini, Valentina Zoccarato (ha portato un caloroso abbraccio a tutte le mamme) e il mitico Bruce Jahnsen che ha sottolineato che a fronte dei tormenti che affliggono tanti parti del mondo non bisogna essere indifferenti ma diffondere messaggi di composta allegria che invitano alla serenità.

Maria Giovanna Roma ha ringraziato per la calorosa partecipazione: musica e canto uniscono generazioni, questa esperienza comunitaria ci fa scordare malinconie e aiuta a riprenderci la vita in modo più sereno.

Elena Luise dopo aver ricordato i tre difficili anni trascorsi, ha aggiunto: “Oggi siamo finalmente in fondo al tunnel, l’isolamento prolungato ha fatto rinascere in noi tutti il desiderio di ritrovarsi, di generare nuovi incontri, di percorrere nuove strade, di aprirsi all’esterno”. Sono nati così scambi culturali con l’università, l’adesione al progetto “Spiazziamo” del Comune di Padova, il Club della lana, l’incontro con i bambini del nido Colibrì, la fitta collaborazione con la Cooperativa “Il Sestante” (che ha partecipato alla festa con alcune rappresentanti che hanno dato vita ad un simpatico coro), il rapporto con le associazioni di quartiere.

Il Servizio Educativo di AltaVita ha espresso il proprio ringraziamento ricordando quanti hanno collaborato alla riuscita della festa: tutti gli operatori, gli infermieri e capi reparto delle residenze Rose, Fiordalisi, Mimose, Tulipani per la disponibilità dimostrata e il contributo dato per la buona riuscita della manifestazione; poi i servizi generali, il servizio tecnico che ha garantito il rispetto delle procedure di sicurezza,  il servizio di portineria per il supporto di prima accoglienza di quanti hanno gremito la sala e ovviamente i famigliari per la loro entusiastica partecipazione. Infine, è stato espresso un grazie alla direzione di AltaVita che  ha permesso di attuare l’indimenticabile “Festa della riapertura”.

Oltre a Piero Fisanotti e a Cristina Barbieri, hanno ricevuto calorosi applausi per la loro bravura e professionalità gli orchestrali John Bellavia, Beppe Finato, Pio Moschini, Freank Mantovan e Tiziano Vedovato.

Mentre musica e allegria pervadevano il Centro Servizi “Beato Pellegrino”, anche in un’altra sede di AltaVita, al Cs Bolis di Selvazzano, si svolgeva – per l’organizzazione in primis di Claudia Mellon – un partecipatissimo karaoke animato da Willer, un vero vulcano delle sette note. Ha riproposto le più belle canzoni degli anni Sessanta e Settanta, da “Che sarà” a “Il cuore è uno zingaro”, dai “Watussi” ad “Azzurro”, a “Grazie dei fiori”, a “Stessa spiaggia spesso mare”, a “Volare” e tante altre ballate da ospiti e famigliari. Alla fine, con la partecipazione del direttore Sandra Nicoletto, tutti insieme hanno cantato “Mamma” con tutto l’ardore che sapeva infondere Luciano Tajoli.

In entrambe le sedi di AltaVita il “Servizio Educativo” ha dato grandi doti di professionalità proponendo appuntamenti assai complessi dal punto di vista organizzativo, confermando come anche una casa di riposo può essere un luogo di vita, dove la complessità delle giornate può essere stemperata da piccole gioie, dolci come carezze.