Influenza, il vaccino vale doppio

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Efficace anche contro il rischio dell’Alzheimer

Da ipotesi a certezza. Il vaccino antinfluenzale può arrivare a ridurre il rischio di Alzheimer anche del 40 per cento. Già tre anni fa era stato ipotizzato un collegamento tra vaccini e demenza: le prime ricerche in proposito, infatti, avevano fatto sperare che una “sollecitazione” del sistema immunitario contro virus e batteri avrebbe potuto aiutare nella lotta all’Alzheimer. Ora uno studio sviluppato dai ricercatori dell’UTHealth Houston afferma che i vaccini contro tetano, difterite, pertosse, herpes zoster e pneumococco riducono il rischio di Alzheimer. E’ stato provato che individui ai quali è stato somministrato il vaccino antinfluenzale hanno il 40 per cento di probabilità in meno rispetto ai loro coetanei non vaccinati di incorrere nell’Alzheimer nel corso di quattro anni.

Non si può dire nel modo più assoluto che il vaccino antinfluenzale sia “la soluzione” anche per la demenza ma è lecito dire che si tratta di un valido ombrello protettivo ed è per questo che è auspicabile che tutti gli anziani vengano sottoposti ogni anno all’iniezione contro l’influenza.

Non sono noti i meccanismi che portano a questo effetto protettivo. Si ipotizza che i vaccini contro l’influenza siano capaci di riprogrammare le cellule immunitarie innate favorendo le azioni di pulizia delle sostanze tossiche che si accumulano nel cervello e che poi aprono le porte all’’Alzheimer.

 “Abbiamo scoperto – asseriscono i ricercatori – che la vaccinazione antinfluenzale negli anziani riduce il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer per diversi anni. La forza di questo effetto protettivo aumenta con il numero di anni in cui una persona ha ricevuto un vaccino antinfluenzale annuale. Il tasso di sviluppo del morbo di Alzheimer è stato il più basso tra coloro che hanno ricevuto costantemente il vaccino antinfluenzale ogni anno”.

Il team di ricerca ha analizzato un campione di 935.887 pazienti vaccinati contro l’influenza e 935.887 pazienti non vaccinati.

Dallo studio è emerso che la vaccinazione antinfluenzale negli anziani riduce il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer per diversi anni. La forza di questo effetto protettivo aumenta con il numero di anni in cui una persona ha ricevuto un vaccino antinfluenzale annuale.Il tasso di sviluppo del morbo di Alzheimer è più basso tra coloro che ricevevano costantemente il vaccino antinfluenzale ogni anno. La ricerca futura dovrebbe valutare se la vaccinazione antinfluenzale è anche associata al tasso di progressione dei sintomi nei pazienti che hanno già la demenza di Alzheimer.

Sulla base dei dati raccolti, come si è detto, gli scienziati hanno scoperto che la vaccinazione antinfluenzale per le persone di età pari o superiore a 65 anni sembra associata a una diminuzione del 40 per cento di sviluppare la malattia di Alzheimer.

I vaccini antinfluenzali, è noto, sono fondamentali per prevenire l’infezione da virus dell’influenza e le complicanze ad essa correlate.Essi stimolano il sistema immunitario a generare una risposta specifica contro i virus influenzali, preparando l’organismo a reagire efficacementein caso diesposizione. Ciò riduce notevolmente il rischio di contrarre l’infezione. Ecco allora che secondo quanto spiegato dal team di ricerca, una volta somministrati, i vaccini possono istruire il sistema immunitario a reagire contro i segni della demenza, sia in modo diretto che indiretto. In particolare, sono in grado di stimolare una risposta positiva del sistema immunitario contro l’accumulo di proteine tossiche che possono scatenare l’insorgenza dell’Alzheimer.

Al di là delle ipotesi di questi meccanismi, il consiglio senz’altro utile è quello di vaccinarsi. Un vaccino doppiamente utile sostiene la scienza: combatte l’influenza e fa da argine all’Alzheimer.