Se tira brutt’aria

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Tre ricerche mettono in guardia dai danni dello smog

Aritmie, infarti, danni cerebrali, depressione: è lunga, e per certi versi drammatica, la lista dei danni che può determinare una cattiva qualità dell’aria. Ed è per queste ragioni che bisognerebbe evitare luoghi malsani, avvelenati da inquinanti.

Sono stati pubblicati quasi in contemporanea i dati di tre ricerche scientifiche sui rischi indotti da una scarsa qualità dell’aria; e tutti e tre gli studi puntano il dito contro l’inquinamento, il nemico numero uno di chi vive soprattutto nelle grandi città.

Una prima ricerca condotta in 322 città cinesi ha provato un collegamento fra l’inquinamento atmosferico e il rischio di aritmie.

Poi, uno studio della Fondazione Policlinico Gemelli, in collaborazione con l’Università Cattolica della Capitale, ha dimostrato che lo smog soffoca i vasi del cuore e può addirittura provocare l’infarto.

Infine, ricercatori dell’università di Milano hanno messo in luce un legame fra la qualità dell’aria e la salute mentale.

Lo studio cinese ha dimostrato che l’esposizione acuta all’inquinamento dell’aria è associata a un aumento del rischio di aritmia sintomatica. “I rischi – affermano i ricercatori – si sono verificati nelle prime ore dopo l’esposizione e potevano persistere per 24 ore.

Al crescere dell’inquinamento aumenta il rischio di aritmie”.

Il team ha valutato l’esposizione oraria all’inquinamento atmosferico e l’insorgenza improvvisa di sintomi di aritmia utilizzando i dati di 2025 ospedali in 322 città cinesi.

Lo studio ha incluso ben 190.115 pazienti con insorgenza acuta di aritmia sintomatica, tra cui fibrillazione atriale, flutter atriale, battiti prematuri e tachicardia sopraventricolare.

Tra gli inquinanti,il biossido di azoto (NO2) presentava l’associazione più forte con tutti e 4 i tipi di aritmie. 

Lo studio romano, presentato al congresso della Società Europea di Cardiologia (Esc) e pubblicato su ‘ Journal of american College of Cardiology’, dimostra che lo smog potrebbe provocare arresto cardiaco anche in chi ha coronarie sane, cioè senza placche di arteriosclerosi, aumentando fino a 11 volte il rischio di ischemia in chi è piu’ esposto al particolato fine.

Insomma, l’aria inquinata puo’ causare uno spasmo prolungato dei vasi che nutrono il muscolo cardiaco, danneggiando anche quelli ‘puliti’.

La ricerca, condotta da Rocco Antonio Montone e Filippo Crea, ha analizzato il rischio ‘infarto da aria inquinata’ in coloro maggiormente esposti a PM2.5.

Quest’ultima è una sostanza prodotta perlopiù dai gas di scarico dei veicoli. Lo studio ha dunque mostrato come tale sostanza provochi uno spasmo delle coronarie che ‘taglia’ il flusso di sangue al miocardio.

Ciòdetermina la morte del muscolo cardiaco dovuta allo ‘strozzamento dei vasi’. “Abbiamo studiato il fenomeno– haspiegato Montone – su 287pazienti, di cui il 56% era affetto da ischemia miocardiaca cronica in presenza non caratterizzate da placche di ateroscerosi.

Ma la cosa preoccupante è che il 44% aveva addirittura avuto un infarto a coronarie sane”.

Non solo danni polmonari e cardiaci ma anche mentali. Sono queste le principali conseguenze a cui si rischia di andare incontro se il livello dell’inquinamento dell’aria continuerà a restare alto.

A confermarlo è il nuovo studioDeprAir, condotto da Michele Carugno, professore associato presso il dipartimento di scienze cliniche dell’Università degli studi di Milano.

Lo studio DeprAir si focalizza principalmente su un ulteriore problematica causata dallo smog, ovvero i danni alla psiche“Ci sono evidenze crescenti in letteratura – ha detto Carugno – e noi stiamo cercando di dare il nostro contributo per dimostrare il legame tra inquinamento atmosfericoe depressione.

In Lombardia, specie a Milano, stiamo reclutando un numero di persone affetti da disturbi depressivi che afferiscono all’unità operativa di psichiatria del Policlinico.

Attraverso le analisi abbiamo notato che esiste una connessione tra diversi inquinanti atmosferici e l’aumentata frequenza del disturbo depressivo.

Fino ad oggi abbiamo reclutato circa 300 soggetti. Stiamo producendo dei risultati che sembrano suggerire come gli inquinanti, specie quelli gassosi, siano in grado di peggiorare la sintomatologia depressiva.

E soprattutto ha concluso lo studioso – di peggiorare la gravitàdella malattia in soggetti già affetti”.