Collocare la non autosufficienza al centro dell’agenda politica

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L’appello di 52 associazioni unite in un “Patto”

“Collocare la non autosufficienza al centro dell’agenda politica e

portare a compimento la riforma della non autosufficienza, attraverso una collaborazione tra tutti i soggetti: Stato, Regioni, Comuni”.

Questi i punti fondanti del manifesto “Non sprecare l’occasione della riforma” voluto dal Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza, che mette insieme  52 organizzazioni.

Sul tema della riforma della non autosufficienza il Patto ha presentato la propria proposta, il “Sistema nazionale assistenza anziani”.


Il Patto raggruppa la gran parte delle associazioni della società civile coinvolte nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese, associazioni che rappresentano gli anziani, i loro familiari, i pensionati, gli ordini professionali e i soggetti che offrono servizi.

Si tratta della comunità italiana della non autosufficienza, che ha deciso di superare confini, appartenenze e specificità per unirsi.

Le associazioni fanno appello perché venga approvata la riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti, prevista dal PNRR. “È un atto decisivo – sostengono – per la vita dei 10 milioni di persone interessate.

Tre sono le condizioni da rispettare –aggiungono nel documento inviato al Governo e alle forze politiche – per riuscire a cogliere questa storica occasione: primo, fare della non autosufficienza una priorità politica; secondo, essere ambiziosi nel disegno degli interventi; terzo, unire le forze verso un obiettivo comune, perché da solo, nessuno riuscirà a realizzare una buona riforma di un settore oggi così frammentato come la non autosufficienza”.


L’obiettivo del Patto è quello di costituire il Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNA), che comprende tutte le misure di
responsabilità pubblica – sociali e sanitarie – per l’assistenza agli anziani non autosufficienti.

Dar vita allo SNA – ribadiscono le 52 associazioni –  rappresenta un passaggio storico: significa riconoscere la specificità degli interventi forniti e attribuire al settore, sinora trascurato, la necessaria legittimazione istituzionale e politica”.


“Lo SNA – si legge nel documento – supera l’attuale frammentazione degli interventi per costruire un unico sistema integrato della non autosufficienza.

Un simile cambiamento modifica tanto le relazioni tra le filiere pubbliche delle politiche sanitarie e delle politiche sociali, quanto quelle tra loro e le realtà del privato e del terzo settore.

L’utilizzo di tutte le risorse disponibili va definito e programmato congiuntamente dai diversi soggetti coinvolti, a livello statale, regionale e locale.

Nei territori, le diverse risposte siano fornite insieme, nel contesto di progetti assistenziali integrati”.


“La tutela della non autosufficienza – recita il documento – va riconosciuta quale responsabilità pubblica.

Di conseguenza, lo SNA si fonda su un finanziamento pubblico atto a garantire il diritto all’assistenza.

Alla definizione del principio devono seguire azioni coerenti: si preveda, dunque, un incremento delle risorse dedicate in grado di assicurare adeguati livelli essenziali sanitari (LEA) e sociali (LEPS) per la non autosufficienza.

Tali livelli sono da definire, in coerenza con la nuova logica, in modo contestuale e unitario”.


“La riforma – si afferma ancora – vuole superare gli ostacoli che rendono spesso difficile, per familiari e anziani, stabilire il
primo contatto con i servizi pubblici.

Lo si fa puntando sul Punto Unico di Accesso, presso la Casa della Comunità, quale luogo fisico di facile individuazione che offre informazioni sugli interventi disponibili, orientamento su come riceverli e supporto nelle pratiche amministrative.

S’intende semplificare l’attuale pletora di valutazioni delle condizioni degli anziani, troppe e non connesse tra loro.

L’accesso allo SNA è determinato dalla sola Valutazione Nazionale di Base (VNB), che assorbe le diverse valutazioni nazionali esistenti e definisce la possibilità di ricevere le prestazioni statali.

Alla VNB è collegata la successiva valutazione multidimensionale territoriale, di competenza di Regioni e Comuni, per ottenere le prestazioni di loro responsabilità: svolta la prima, gli anziani sono indirizzati alla seconda, che parte dalle informazioni raccolte in precedenza”.


La permanenza a casa degli anziani non autosufficienti rappresenta la priorità dello SNA.

Ma per poter assistere in modo appropriato gli anziani che non è possibile seguire a domicilio – si fa presente – i servizi residenziali pretendono un’azione di aggiornamento sostanziale: si deve garantire la dotazione di personale necessaria – per numerosità e competenze – a rispondere opportunamente ai diversi bisogni.

Assicurare la qualità degli ambienti di vita, privilegiando modelli costruttivi e organizzativi amichevoli, domestici e familiari, la tutela dei diritti e della privacy; l’integrazione delle residenze con le comunità locali e con l’intera filiera dei servizi del territorio”.