Basta gettare fango sulle RSA

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Lettera di 5 associazioni al Presidente Draghi

Giù le mani dalle Rsa e dalle strutture che si prendono cura degli anziani.

Cinque associazioni (Agespi, Anaste, Ansdipp, Aris e Uneba) hanno sottoscritto un documento dal titolo “Basta gettare fango sulle Case di Riposo” e l’hanno inviato al Presidente del Consiglio, Mario Draghi.

La lettera prende le mosse dal documento spedito al premier italiano dall’arcivescovo Vincenzo Paglia, nominato dal ministro Speranza a capo della commissione che dovrebbe riscrivere il capitolo dell’assistenza e cura degli anziani in Italia.

Paglia, in soldoni, suggeriva di mettere una croce sopra alle Case di Riposo per affidarsi in toto all’assistenza domiciliare.

Il monsignore, però, per sostenere la propria tesi aveva sparato ad alzo zero contro le Rsa, che si erano mostrate, a suo dire, incapaci, incompetenti e dannose nella battaglia alla pandemia.

Secondo Paglia, insomma, l’assistenza domiciliare avrebbe salvato vite e sminuiti i disagi.

Così le 5 associazioni hanno, a loro volta, bussato alla porta di Draghi per dire tre cose: puntare tutto sull’assistenza domiciliare agli anziani è fuorviante, illusorio e sbagliato; ci sono momenti della vita dell’anziano in cui serve l’assistenza domiciliare; e ci sono momenti nella vita dell’anziano in cui servono le Rsa e strutture di accoglienza.

“Esistono soluzioni adeguate ad ogni esigenza assistenziale – si legge nella lettera delle 5 associazioni -e non è possibile confondere e prospettare come alternativi sistemi che invece sono complementari e pertanto destinati a utenti diversi o a fasi diverse del percorso di progressiva limitazione dell’autosufficienza”.

Quindi no alle banalizzazioni e no alle demonizzazioni delle Rsa.

Riteniamo “doveroso rivolgerLe un pressante appello – scrivono le associazioni al Presidente del Consiglio – affinchè sia ripristinata la realtà dei fatti e siariconosciuto l’enorme sforzo sopportato dalle strutture territoriali di assistenza agli anziani nel corso della pandemia da Sars-Cov2″.

Dopo i mesi della fatica – continua la lettera – quelli in cui la priorità veniva data agli ospedali anziché alle strutture sociosanitarie “oggi le RSA, dopo la esecuzione di vaccinazioni ad ospiti e ad operatori, e con le rigorose misure di prevenzione e controllo della diffusione dell’infezione poste in atto, sono in realtà il luogo più sicuro dove un anziano può trascorrere il suo tempo”.

Le Rsa sono fondamentali, oggi e domani, e le Rsa sono sicure. Ma i posti letto sono ancora troppo pochi rispetto ad altri paesi europei.

Da qui l’appello di Uneba e delle altre associazioni.“Professore Le chiediamo pertanto, stante la drammatica carenza di posti residenziali per l’assistenza di lungo termine agli anziani nella gran parte delle regioni italiane, specie del Sud, divoler valutare con grande attenzione le necessità e le potenzialità di questo settore, anche alla luce dei possibili sviluppi occupazionali, all’interno delle iniziative del Recovery plan“.

Nella lettera si legge poi: a proposito la campagna di stampa, tuttora in corso, tesa a demonizzare il ruolo delle RSA nella pandemia, sembra orchestrata ad arte, per convincere l’opinione pubblica della inutilità o addirittura del pericolo rappresentato dal sistema di assistenza residenziale, che dovrebbe essere smantellato per far posto ad esperienze di “residenzialità con supporto leggero” o di “rientro a casa” o ancora di “teleassistenza”, prive di ogni legittimazione scientifica e tecnica, se non in specifici e ben limitati contesti.

Queste condotte, inoltre, sono assai poco rispettose del costante e faticoso lavoro sia degli operatori delle strutture, sia dei medici e dei servizi delle ASL.

“Si è almeno preso atto, dopo iniziali uscite che individuavano il 50% degli anziani deceduti per Covid come ospiti di RSA, del fatto che essi rappresentino un più realistico 20%, senza però trarne le inevitabili conclusioni, e cioè che l’80% degli anziani deceduti era “curato” a casa.