Buon sonno, buona salute

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Per gli anziani è molto importante riposare bene

“El sono xe na morte picinina: se more di sera, se se sveia de matina”. Questa la definizione del sonno secondo un arguto detto veneto.

Ma quanto dormire? E’ utile anche un sonnellino pomeridiano? E qual è la temperatura migliore da mantenere durante il riposo? Infine, perché è importante dormire un giusto numero di ore? A questi interrogativi, con particolare riferimento alle persone anziane, cercano di rispondere gli studi che si susseguono in questi ultimi anni. Con tutte le ricerche che concordano su un punto: il sonno è irrinunciabile, perché ritempra donando nuova linfa a tutto il corpo.

Nel nostro paese si registra una crescita dei disturbi legati al sonno, che, se non adeguatamente curati, possono avere conseguenze gravi sulla salute e la sicurezza specialmente delle persone in condizione di fragilità, come gli anziani. Perché? Perché il sonno può condizionarne vari aspetti della loro vita, dalla funzione cognitiva all’umore, fino al rischio di contrarre malattie cardiovascolari.

Intanto, per dormire bene che temperatura ci deve essere in camera da letto? Uno studio condotto dall’Arthur Marcus Institute for Aging Research at Hebrew Senior Life sostiene che la temperatura ideale spazia fra i 20 e i 25 gradi Celsius. La ricerca ha coinvolto anziani cherisiedevano in case di riposoe ha utilizzato dispositivi indossabili esensori ambientali per monitorare il sonnonel corso di un periodo prolungato. Questa ricerca ha raccolto dati da quasi 11.000 notti di sonno di 50anziani. Lo studio si chiude con un suggerimento: è necessario lavorare su opportune strategie per aiutare gli anziani a far fronte alle temperature notturne in aumento nelle città.

Un riposo travagliato può avere in un anziano conseguenze piuttosto gravi.

Per la prima volta, una ricerca ha dimostrato l’esistenza di un forte legame tra il sonno e la malattia di Alzheimer. Questa scoperta è stata ottenuta grazie alla collaborazione tra il Centro diMedicina del sonno dell’ospedale Molinette della Città della Salute diTorino e il Neuroscience Institute of Cavalieri Ottolenghi (Nico).

La malattia di Alzheimer, come è noto, è spesso caratterizzata da disturbi del sonno che possono peggiorare la condizione dei pazienti. La deprivazione del sonno, l’insonnia e le apnee influenzano negativamente il decorso della malattia. Infatti, nei pazienti con sonno disturbato, si riscontra un aumento del deposito cerebrale di beta-amiloide, una proteina che gioca un ruolo importante nella genesi della malattia di Alzheimer. Lo studio torinese ha dimostrato che la ridotta eliminazione di beta-amiloide da parte del sistema glinfatico del cervello, che è particolarmente attivo durante il sonno profondo, contribuisce all’aumento del deposito cerebrale di questa proteina. Non solo la quantità, ma anche la qualità del sonno è importante per la prevenzione dell’Alzheimer. Infatti, è solo durante il sonno profondo che il cervello è in grado di eliminare lesostanze tossiche che si accumulano durante la veglia attraverso il sistema glinfatico, che funge da “pulitore” del cervello.

Anche in assenza di altri fattori che influiscono sulla quantità e la qualità del sonno, come la riduzione del tempo di sonno o la mancanza di ossigeno, la frammentazione del sonno a livello cerebrale può innescare e mantenere il processo di degenerazione neuronale, ostacolando il mantenimento del sonno profondo. Secondo i ricercatori, “i disturbi del sonno, quali insonnie, apnee nel sonno e sindrome delle gambe senza riposo, per citare solo i più frequenti, costituiscano un significativo fattore di rischio per obesità, ipertensione, diabete, infarto, ictus, cancro e demenze ed in tal senso da includere nelle politiche di prevenzione sanitaria”.

E il riposino pomeridiano può giovare all’anziano? In età avanzata l’abitudine di fare un riposino pomeridiano è un toccasana per mantenere il cervello attivo e sano. Lo ha dimostrato uno studio dell’università statunitense John Hopkins, che ha coinvolto 3mila anziani e ha verificato l’effetto di una breve dormita dopo pranzo sulle loro abilità cognitive.

I test effettuati dai ricercatori, basati su quesiti di aritmetica, esercizi di memoria e riproduzioni di figure geometriche, hanno attestato che un sonno di 60 minuti influisce positivamente sulla reattività mentale dei soggetti. I risultati della ricerca hanno infatti dimostrato che le persone che non dormivano per nulla durante il pomeriggio mostravano prestazioni cognitive inferiori da 4 a 6 volte rispetto a coloro che facevano una siesta di almeno un’ora. Anche un sonno troppo lungo, però non è salutare. Lo studio americano, pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society, ha rilevato che dormire troppo oltre i 60 minuti potrebbe portare conseguenze negative poiché rischierebbe di pregiudicare il sonno notturno.