Un forte “grazie” agli angeli in corsia

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AltaVita-IRA angeli in corsia nel periodo Covid

Vorrei far pervenire al Sindaco di Padova, questa lettera, anche a nome di tanti miei conoscenti e amici. 

Caro Sindaco,

credo che anche Lei in questi difficili mesi di pandemia abbia molto apprezzato l’azione dei nostri “camici bianchi”, impegnati negli ospedali, nelle case di riposo e in tutti gli altri posti che hanno richiesto e richiedono la loro presenza. Nei mesi di marzo e aprile scorsi sono stati definiti “angeli in corsia”.

Poi, questo sentimento di amore per medici, infermieri, volontari, si è affievolito e in alcuni casi, purtroppo, è diventato anche avversione da parte di sconsiderati (per non dire altro). Ricordo l’indignazione che hanno suscitato in me le aggressioni al personale nei pronto soccorsi e gli attacchi alle ambulanze.

Mentre gli italiani hanno usufruito di un “rompete le righe” nel corso dell’estate, medici, infermieri, operatori e volontari, sono rimasti al “fronte”. E oggi sono ancora là, chiamati a risolvere situazioni, problemi e sfide mai affrontati prima. I casi di sindrome di Bournot (esaurimento emotivo) e di helping professional sono sempre più frequenti.

Il motivo è semplice. Oltre ai carichi di lavoro, sono costretti a misurarsi con il timore di contrarre la malattia, con la malattia dei loro assistiti, dei colleghi, dei loro cari a casa e delle persone che li circondano. Loro sì, ogni giorno, mettono realmente la loro vita a rischio di contagio con conseguenze  nefaste in centinaia di casi. Ma non sempre l’impegno da essi profuso viene valorizzato adeguatamente.

Non sarebbe bello che l’Amministrazione da Lei presieduta si mostrasse vicina a queste persone? Non gesti eclatanti per carità. Basterebbe un “grazie” dato in forma ufficiale. Scelga Lei la forma. Sarebbe una pacca sulle spalle. Un modo per sentirsi capiti e per sprigionare, se possibile, ancora più energia verso chi soffre.

 Al. D. (Padova)