Rsa, riformarle è necessario chiuderle è una follia

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Empty wheelchair parked in hospital pathway blurred with patient walk in hospital .

Lettera di Uneba e Aris al Cardinale Bassetti

Il futuro delle Rsa dopo il devastante periodo del Covid? Come disegnarlo? Non sono poche le preoccupazioni che stanno emergendo fra chi ha la responsabilità delle Residenze Sanitarie Assistenziali. Per questo Uneba (Unione Nazionale Istituzioni e Iniziative di Assistenza Sociale) e Aris (Associazione Religiosa Istituti Sociosanitari) hanno preso carta e penna e scritto una lettera indirizzata al cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, invocando “l’ascolto delle nostre preoccupazioni e la condivisione di un percorso comune”.

Lo chiedono con la forza della chiarezza le due associazioni nazionali di ispirazione cristiana che rappresentano una grande maggioranza delle strutture sociosanitarie.

I presidenti di Uneba e Aris, Franco Massi e Virginio Bebber, hanno chiesto un incontro al cardinale Bassetti in merito al destino che si sta delineando, a livello politico e sociale, per le Residenze Sanitarie Assistenziali.Preoccupa, in particolare, il progetto di riforma redatto dalla Commissione voluta dal ministro della salute Roberto Speranza e presieduta da monsignor. Vincenzo Paglia: chiudere le Rsa per favorire l’assistenza domiciliare. Come se un colpo di spugna potesse cancellare secoli di esperienze e di dedizione. Nessuno vuole mettere in dubbio il valore dell’assistenza domiciliare ma non si può infangare per togliere di mezzo istituzioni che sono l’unico vero sostegno per tante famiglie, quando ci sono, che amano i propri vecchi ma che non ce la fanno ad assisterli.

“Quello che chi ha stilato il progetto non riesce a capire – scrivono Uneba e Aris al cardinale Bassetti- è che chi sta nelle strutture Rsa è gravemente, se non totalmente, non autosufficiente. Casi che difficilmente anche le famiglie più amorose o le badanti più brave riuscirebbero ad accudire decentemente. A questo va aggiunto che in questi anni sono molto aumentati coloro che non hanno una rete familiare. C’è da chiedersi che fine faranno tutte queste persone che vanno assistite, curate, tutelate 24 ore su 24”.

Le Rsa o analoghe strutture di assistenza agli anziani, come sono le centinaia di enti associati Uneba, garantiscono alla parte più fragile della popolazione assistenza fatta con la competenza di professionisti e ricca dei valori della loro storia, spesso secolare, di servizio al proprio territorio.

“Che una riforma delle RSA sia necessaria non ci sono dubbi”, aggiungono Uneba e Aris.
Da ben prima della pandemia, del resto, Uneba con il presidente Massi sostiene i percorsi di innovazione degli enti associati, invitandoli a diventare centri multiservizi.

“Ma, conclude la lettera, la soluzione di chiudere le RSA e mettere queste persone tutte in casa protetta non è una strada percorribile. Lo diciamo dall’alto della nostra lunga esperienza. Si rischia che il risultato sia quello della riforma Basaglia, splendida, ma il cui risultato nella maggioranza dei casi è stato l’abbandono dei malati. Bisogna certamente investire sul domiciliare, incoraggiare l’apertura ai territori delle strutture esistenti, progettare nuove forme di accoglienza. Ma pensare di chiudere le Rsa è pura follia”.