Reciprocità medico-paziente per una cura più efficace

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Valter Giantin: un nuovo modello di percorso terapeutico

C’è una parola che può farci da guida per tutta la vita? Sì, esiste. La risposta l’ha data Confucio: “E’ la reciprocità. Quel che non desideri per te, non farlo agli altri”.

La parola “reciprocità”, coniugata nei due dei suoi tanti aspetti – cura del paziente e rispetto dell’ambiente –  ha fatto da filo conduttore al quarto e ultimo incontro culturale, organizzato al Centro Franceschi, di via del Seminario a Padova, dalla Fondazione Lanza e dalla Fondazione Zancan in collaborazione con il settimanale “la Difesa del Popolo” ( il direttore – Luca Bortoli – ha coordinato i 4 appuntamenti culturali).

La reciprocità nella cura come deve avvenire? Come va coniugato il rapporto medico-paziente?  Il dottor Valter Giantin, direttore dell’UOC (Unità Operativa Complessa) di Geriatria di Bassano del Grappa, presidente del Comitato Etico di AltaVita-IRA, ha indicato quella che dovrebbe essere la linea guida dell’agire del medico: deve voler il bene del malato, ma nel contempo deve anteporre gli interessi del paziente ai propri.

Accanto all’agire per il bene del malato deve trovare spazio un altro principio, vale a dire l’etica della reciprocità. Si può riassumere nelle affermazioni “fai agli altri quello che vorresti fare a te stesso” o “non fare agli altri ciò che non vorresti fare a te stesso”.

Due gli attori: da una parte il medico e dall’altra il paziente, che diventa il “prodotto finale” dell’agire di chi ne difende la salute, da sempre considerato un valore assoluto.

La relazione medico-paziente è lo snodo dell’evento clinico. Si è in presenza di un contatto fra due persone in carne ed ossa che devono cercare di rispettarsi a vicenda.

La reciprocità, il rispetto reciproco, diventano il terreno più adatto affinché possa nascere e formarsi una relazione terapeutica il più possibile efficace, perché condivisa, partecipata e alimentata dalla speranza comune di buona riuscita.

Così facendo ne beneficia il paziente, ma c’è un vantaggio anche per il medico che accresce il proprio modo di essere e di lavorare.

Ogni paziente – ha detto Giantin –deve tramutarsi in una occasione di arricchimento per il professionista.

Questo modo di agire del medico non è né semplice, né facile: ci sono in ballo diversità umane, diverse sensibilità, diverse condizioni, diversi bisogni. Non c’è una linea guida, ma il medico ogni volta è di fronte a una diversa soggettività con la quale interagire.

Giantin ha insistito poi sul concetto secondo i quale il tempo della comunicazione medico-paziente costituisce un tempo di cura. La reciproca conoscenza contribuisce e favorisce l’efficacia del percorso terapeutico.

Nella seconda parte del suo intervento Valter Giantin ha parlato del libro “Cura e reciprocità. Molti saperi per un contributo dialogico sulla reciprocità come nuovo paradigma di cura”, volume I (il Mulino), che mette insieme su un tema tanto importante, i pareri di 24 diversi professionisti e studiosi: medici, filosofi, teologi, pedagogisti, psicologi sociologi, scrittori, operatori socio-sanitari.

Il libro, a cura di Valter Giantin e Giovanni Guandalini (medico chirurgo, specialista in medicina fisica e riabilitazione), è diviso in quattro parti: sapere bioetico in sanità, altri saperi, tradizioni sapienziali e religioni, esperienze professionali e testimonianze.

Valter Giantin nella parte conclusiva del suo intervento ha detto che oggi nel rapporto medico-paziente serve un nuovo modello decisionale. Non serve più il modello di un “paternalismo forte”, dove in pratica non esiste dialogo. Non serve nemmeno il modello della “scelta indipendente” dove a decidere è il paziente.

Il modello da applicare è quello di una “autonomia migliorativa e della reciprocità decisionale”, fatto di fiducia e di ascolto reciproco, dove conoscenze e competenze servono a stabilire priorità e valori condivisi.

E dove esiste dialogo, completa sincerità, condivisione e responsabilità condivisa sul risultato terapeutico. Un nuovo modello decisionale per un’etica fra gli agenti, una medicina del coinvolgimento.

Giantin si è congedato con un messaggio di William Osler, considerato il padre della medicina moderna: “La pratica della medicina è un’arte, non un mestiere”.

Sul tema della reciprocità nella cura ha portato la sua esperienza Franca Lazzari, dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova.

Ha sottolineato a sua volta come la conoscenza del paziente sia oggi più che mai indispensabile. I pazienti non sono macchine tutte uguali.

Ogni assistito ha una propria storia, una propria vita, un proprio sentire. “Oggi la prevenzione non si riesce a farla se non c’è reciprocità, se non entriamo in un rapporto empatico con chi ci chiede di essere curato”.

La medicina è la capacità di interagire, di comprendere, è condivisione e reciprocità. “Dobbiamo essere in grado di entrare nella vita degli altri”.

La medicina deve voltare pagina, deve cambiare la strategia della prestazione, dove il dialogo va considerato una priorità.

Altri aspetti della reciprocità sono stati trattati dalla sindaca di Assisi, Stefania Proietti e da Simone Morandini, della Fondazione Lanza. “Un gesto singolo – ha detto la sindaca – non cambia il mondo, ma i gesti di dieci miliardi di persone lo possono cambiare”.

Di qui l’invito ad adoperarsi per una sostenibilità ambientale, per il contenimento dell’anidride carbonica, per una coscienziosa raccolta differenziata, per un uso moderato dell’auto, per l’utilizzo dell’ “acqua del sindaco”.

Anche Simone Morandini ha puntato l’attenzione sulla cura della casa comune, con una doverosa attenzione per le generazioni future alle quali non va lasciato un mondo peggiore di quello ereditato dalla nostra generazione.