Quel furbacchione di Alvise Cornaro

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Fu l’antesignano della Geragogia

Pediatria e Geriatria, due materie agli antipodi, ambedue riservate alle classi più fragili, ambedue con risvolti socio- affettivi particolari ma, mentre la Pediatria è una specializzazione medica a sé stante e assolutamente indipendente dalla Pedagogia, la Geriatria si completa con la tutt’altro che superflua branca gerontologica che affronta i problemi legati all’invecchiamento e che si configura in una importante componente geragogica, con valenze profilattiche e terapeutiche.

Trascurato con il pensionamento il lato più squisitamente medico della specializzazione, mi rimane l’interesse per il polo educativo, inteso come parte integrante di cura.

Geragogia vuol dire soprattutto prevenzione e gestione delle temibili complicanze della patologia degenerativa vascolare, psicologica e metabolica tipica dell’anziano, ma significa pure affrontare la sua dieta, l’attività fisica, qualità e quantità del sonno, il tempo libero, persino la cura della persona e finanche l’abbigliamento.

Tutti argomenti che, nel corso del tempo, affronteremo uno ad uno, sconfinando fino ad affrontare i capitoli più scabrosi della tanatogogia,(cioè come affrontare serenamente la inevitabile e purtroppo non esclusiva evenienza della morte nella terza-quarta età, dove peraltro assume contorni meno drammatici di quanto non si pensi) materia negletta e colpevolmente rimossa.

Intendiamoci, se è facile stabilire quando inizia la terza età, per convenzione intorno ai 65 anni (io direi meglio ai 70) è difficile convenire quando comincia la vecchiaia, anche perché, contrariamente a quanto affermava la Scuola medica Salernitana, essa non è una malattia, ma coincide con la malattia, ovvero ” è la malattia” ; voglio dire che un ottantenne sano non è un vecchio, bensì un adulto “in là con l’età”.

Un vero e proprio antesignano della geragogia, fu il veneziano Alvise Cornaro trisnonno di Giambattista, padre della più nota Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo proprio all’Università di Padova nel 1678 a 32 anni.

Costui, uomo di talento, seducente e sedicente avvocato senza laurea che, millantando conoscenze bio-nutrizionistiche assai improbabili anche se talvolta casualmente azzeccate, diede alle stampe nel 1558 un ” Discorsi della vita sobria” che secondo l’autore costituiva un infallibile manuale di dietetica e di igiene per arrivare a campare almeno 100 anni, una specie di Panzarotti ante-litteram.

Per suffragare e avvalorare tale ipotesi, modificò artatamente la sua data di nascita che anticipo’ al 1456 mentre in realtà nacque nel 1484 e morì nel 1566 a 82 anni e non a 102 come voleva far credere!

A questo punto bisogna chiarire una cosa.

Non è che in quegli anni gli uomini anziani fossero così rari, certamente erano molto meno numerosi di adesso, ma la vita media di allora era gravemente inficiata dalla drammatica incidenza della falcidiante mortalità infantile, da malattie secondarie all’indigenza e alle carenze igieniche, dalle pandemie e dalle guerre, ma soprattutto dall’impotenza della Medicina di allora fatta di salassi, impiastri, pietre filosofali, mandragola e panacee varie.

Anche tanti altri nostri progenitori tentarono, con alterne fortune, di rendere più accettabile la vecchiaia, teologi, filosofi, scrittori. Ricordo fra tutti e per tutti, il “Cato Maior de senectute” che Cicerone scrisse nel 44 a.c., stupendo esempio di filosofia ancora attuale.

Aggiungo che, data l’empatia che deve necessariamente intercorrere tra il geriatra, in questo caso ultraottantenne, e il suo specifico lettore, non mi esimirò di riferire elementi anche personali se riterrò che possano essere utili e graditi a chi mi legge

Giancarlo Benincà

Medico geriatra