Nel “quaderno” di Maria Irma Mariotti – il giornalismo con la regola delle tre P.

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Presentato al Pensionato Piaggi il libro dedicato alla scrittrice

I modi di essere giornalisti ieri e oggi posti a confronto: due realtà diverse, sempre più lontane. Nessuna professione ha subìto un cambiamento così radicale come quella del giornalista.

Il passato e il presente nel mondo del giornalismo, ormai, hanno pochissimi elementi in comune: differente è il modo di stampare, di raccogliere le notizie, diverse le redazioni, diversa l’organizzazione.

Lo stesso giornalista si è trasformato, ha cambiato pelle: ieri era un osservatore, un curioso, un indagatore sempre in movimento, oggi è un “operatore” che raccoglie notizie da remoto e che rimane quasi sempre inchiodato a una scrivania. Ieri consumava molto le scarpe, usava il telefono, la telescrivente, il dimafono, il fuorisacco, le telefoto.

Tutto quell’armamentario tecnico oggi è preistoria, sia in redazione che in tipografia. Adesso tutto ruota attorno al pc, a password, ai telefonini sempre più sofisticati, ai new media in un’orgia del digitale in continua trasformazione.

L’occasione per questa comparazione è stata offerta dalla presentazione, nella Sala Rossa del Pensionato Piaggi di Padova, del “quaderno” dal titolo “Lo specchio di Maria Irma”, che racconta gli oltre sessant’anni di attività professionale, tra quotidiani e periodici, della giornalista cortinese Mariotti.

L’incontro, molto partecipato pur nel rispetto delle limitazioni imposte dal Covid, in un’atmosfera resa sapientemente familiare,  ha offerto diversi “quadri” di storia del giornalismo, attraverso le testimonianze della stessa Maria Irma Mariotti, di Francesco Chiamulera, scrittore e animatore della “Montagna di libri di Cortina”, collegato dal centro ampezzano, di Francesco Jori, scrittore ed editorialista, e di Lino De Marchi, consigliere dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto.

Dopo gli indirizzi di saluto del presidente di AltaVita-Ira, Stefano Bellon e del vicesindaco di Cortina, Luigi Alverà, si è subito entrati nel vivo.

Francesco Chiamulera ha messo in evidenza la centralità della stampa quando la Mariotti, proprio nel primo periodo d’oro di Cortina, ha iniziato a collaborare con giornali e riviste.

Quell’Italia che cercava di rianimarsi dopo il disastro della guerra, sospinta dal vento della ripresa economica, si sentiva compitamente rappresentata dai propri giornali. I giornali erano la voce di quell’Italia. Tutti guardavano ai giornali, per capire, per scegliere, per conoscere.

Tra le terrazze degli hotel della perla delle Dolomiti, che come una calamita attraeva un turismo internazionale d’élite, c’era di vedetta

Maria Irma Mariotti con l’occhio inevitabilmente rivolto ai personaggi di prima grandezza che arrivavano a Cortina.

Era una sorta di drone che tutto vedeva, tutto descriveva ad ogni ora del giorno e della notte. Una donna coraggiosa e volitiva – ha detto Chiamulera- che andava a caccia di volti e di storie.

Questa giornalista ha saputo raccontare senza essere contaminata; ha attraversato salotti seguendo una traiettoria tutta sua, fatta di leggerezza, ironia, preparazione, libertà, randagismo. Genio e sregolatezza sorretti da una penna di qualità, che sapeva mettere i congiuntivi al posto giusto.

Lino De Marchi ha detto che leggendo il “quaderno” dedicato alle vicende professionali di Maria Irma, ha fatto una scoperta che non ha esitato a definire “meravigliosa”: una giornalista vera, sensibile e intelligente.

Un “faro” del giornalismo di ieri, che non aveva timori di dispiacere al potente, di informare senza deformare, di smontare miti, di smascherare impostori.

Niente genuflessioni, niente moralismo a buon mercato, insomma, ma preparazione, intelligenza, imparzialità e bella scrittura, erano le sue armi. Con un giusto dosaggio di ironia a fronte delle umane debolezze.

Quando Francesco Jori è passato a intervistare Maria Irma Mariotti è emersa ancor più la diversità di due giornalismi ieri e di oggi.

Aneddoti dall’alone leggendario, esperienze, modi di raccontare, sembravano venire da molto lontano, suscitando negli astanti e soprattutto in chi ha vissuto in quegli anni, tanta nostalgia.

Chiusura dell’incontro all’insegna della speranza. Che la macchina delle notizie imbocchi pure la strada della modernità, ma nel contempo non dimentichi l’esempio offerto da giornaliste come Maria Irma Mariotti.

Nella macchina dell’informazione possono essere iniettati nuovi combustibili, ma il telaio deve essere sempre forgiato dall’acciaio di cui si è avvalsa l’editoria del ventesimo secolo: la lega dei tre P, preparazione, precisione, professionalità.

                                            Valentino Pesci