Le poesie di Lidia tra sogni e ricordi

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“Il viaggio di un geranio rosso alla finestra”

“Per me la poesia è musica. Deve farsi capire, essere interpretabile, deve stimolare sensazioni, emozioni, sogni, ricordi.

Non va pensata. A me esce di getto, da dentro, quando sono serena. Allora prendo una matita e un pezzo di carta e scrivo, le emozioni diventano parole”.

Così si è raccontata Lidia Marotto, classe 1945, da un anno ospite al Centro Servizi “Beato Pellegrino”, durante il pomeriggio speciale che le è stato dedicato, per far conoscere le sue composizioni in versi.

Numerose poesie di Lidia erano state trascritte e affisse agli alberi dell’ampia zona verde che circonda gli edifici di AltaVita-Ira.

Altre sono state lette dalla stessa autrice nel corso dell’incontro, attorniata da numerosi ospiti del Centro Servizi, da amici e conoscenti.

Il pomeriggio si era aperto con il saluto portato da Luisa Buson, componente del consiglio di amministrazione di AltaVita-Ira, che si è compiaciuta per la calorosa iniziativa e che alla fine, assieme a un’ospite, ha donato a Lidia un geranio, il suo fiore preferito.

L’incontro, voluto dal Servizio Educativo in collaborazione con il Servizio di Psicologia di AltaVita-Ira, aveva, appunto, come obiettivo per far conoscere da vicino Lidia, toscana di nascita, trapiantata a Padova da ragazzina, e per oltre trent’anni segretaria all’ospedale civile di Padova.

Nel 2001 ha pubblicato il suo primo libro di poesie che contiene 43 composizioni.  Il sottotitolo ne descrive il contenuto: poesie, immagini, emozioni, sentimenti, colori, i ricordi di una donna che ama camminare a piedi nudi sull’erba.  

Il libro si intitola “Ascoltando gli alberi”. Lei, infatti, gli alberi non li guarda, ma li ascolta. Ogni albero, per lei, ha un suo modo di “parlare” attraverso le foglie. La quercia parla forte, la magnolia sussurra.

Ha avuto un buon successo il primo libro, tant’è che è stato pubblicata una seconda edizione. Era stato presentato anche alla libreria Feltrinelli e aveva trovato molti estimatori, perché Lidia sa  coinvolgere, mettendo in poesia i suoi sentimenti.

Sembrerebbe una romantica a ben guardare, ma non è così, perché Lidia sa immergersi nella realtà con un metro e un modo tutto suo.

Toccanti sono le sue poesie che hanno per titolo “Nonno, ricordi”, “Nonna, ricordi”, e la “Zia delle marmellate”, dove si rivede bambina e dove propone “quadri” di ieri riempiendoli di struggente nostalgia.

Lidia Marotto è nata a Poppi nel Casentino. Un lembo di Toscana che si estende tra Arezzo e Firenze. E’ la prima valle dell’Arno.

Un territorio con caratteristici borghi, bei paesaggi, chiese e castelli medievali. Una valle che spicca per la sua autonomia, dove ogni paese ha una sua produzione tipica.

C’è un centro che ha come produzione principale il ferro battuto, un altro la lana di pecora, un altro ancora la pietra lavorata.

Lidia è rimasta molto legata alla sua terra natale. Lo si è capito dalla stupenda poesia che le ha dedicato e dall’illustrazione che è seguita alla lettura di “Radici”.

Dopo “Ascoltando gli alberi” Lidia ha scritto un altro libro di poesie. Ha per titolo “La via, poesie”. Poesie speciali, stile “haiku”, composizioni tipiche giapponesi dei secoli passati dalla metrica rigorosa: tre righe in tutto, con 5 sillabe nella prima, 7 nella seconda e ancora 5 nella terza.

Il volumetto ne contiene una sessantina. Ne sono state lette alcune: “Come bramerei/poter attraversare/ l’arcobaleno”; poi: “Il vento piega/le canne soffiando/a suo capriccio”; ancora: . “Sotto il ghiaccio/l’acqua profonda nutre/carpe dorate”.

Lidia nel corso dell’incontro ha anche aperto il suo animo. Ha detto che il suo animale preferito è la tartaruga “perché va piano e perché è dotato di una corazza impenetrabile”; ama i “gabbiani perché come i suoi pensieri volano lontani”; tra i fiori preferisce “il geranio che sta sulla finestra e guarda il mondo con occhi incantati”.

Ha raccontato anche come sono nate le sue passioni per il bonsai e per l’arredamento della casa. Il suo amore per le piante è così grande al punto dar far fruttificare anche due giovani ciliegi, raccolti sui Colli, sul suo balcone.

Ha in cantiere un terzo libro di poesie, fra liriche e haiku.

Nel bellissimo pomeriggio proposto al Centro Servizi Beato Pellegrino finalmente la Lidia-tartaruga è riuscita a mettere fuori la sua testina per far conoscere le sue poesie, grazie all’iniziativa del Servizio Educativo e del Servizio di Psicologia di AltaVita-Ira, non nuovi a valorizzare le doti artistiche degli ospiti.

Era giusto fare uscire finalmente la sua arte dall’isolamento. Le sue composizioni meritano di essere conosciute perché scendono fino in fondo al cuore e donano un senso di pace.

Le parole che escono dal suo animo e che vengono portate su carta sono come il vapore che esce dalla pentola che bolle. Non c’è una preventiva costruzione, escono e basta.

Escono con le impronte e la forza della genuinità e della semplicità da un corpo che fuori sembra calmo ma che è in ebollizione dentro.

Lidia dà l’impressione di comprendere la natura meglio di uno scienziato. La sua poesia è una fabbrica di immagini, è un invito alla pace.

Nelle sue poesie Lidia mostra la sua pelle, apre le porte di sé e lascia intravvedere una donna così fragile, umile, a cui non piace né il chiasso, né il clamore. Vive nell’orto dei semplici, ma con una ricchezza interiore straordinaria.

Ha ricordi, ha rimpianti, e una grande forza interiore che tiene sopita perché non ama apparire. I mondi dei superbi e degli invidiosi, dei palloni gonfiati e dei lustrini non le appartengono.

Quando uno si ferma a riflettere e ammette, come sostiene convinta Lidia, che “un fiore e un sasso sono uguali, perché al secondo è mancato solo il coraggio di aprirsi, e così per paura è rimasto chiuso in se stesso” allora vuol dire che è entrato nel mondo di Lidia, una donna che ama camminare a piedi nudi sull’erba.