La vita è preziosa sempre

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La terza età vista dal presidente Mattarella e da Papa Francesco

Proprio nello stesso giorno, ma in occasioni diverse, due degli anziani più illustri e autorevoli d’Italia, sono tornati sul tema della vecchia. Sergio Mattarella è intervenuto in occasione della tre-giorni romana dell’Onu sul tema “Un mondo sostenibile per tutte le età”, mentre Papa Francesco ne ha parlato all’udienza generale dedicata alla catechesi dell’anziano.

Per il Presidente della Repubblica “avere un pianeta più armonioso significa anche offrire condizioni sostenibili per le persone nelle diverse stagioni dell’esistenza.

Un ambiente sano e sicuro vale per l’intera popolazione e, naturalmente, anche per quella anziana: una qualità dell’esistenza migliore si traduce in vita migliore per le famiglie e per l’intera comunità». E ancora: «L’enorme progresso sul terreno della tutela della salute di ciascuno – secondo Mattarella – ha realizzato condizioni per un aumento delle attese di vita, modificando tradizionali equilibri nella struttura demografica, incrementando la popolazione anziana».

Quella dell’invecchiamento è una sfida che «ci riguarda tutti. È parte del principio della pari dignità di ogni essere umano, anche quando si dovesse trovare nella condizione di perdere la propria autonomia.

Parimenti – per Mattarella – sono necessarie strategie che permettano la massima partecipazione sociale di questa componente della popolazione, risorsa preziosa, custode delle nostre origini e delle nostre identità».

L’invecchiamento, l’anzianità, non costituiscono una condizione di emarginazione da recuperare. Secondo Mattarella, “affermare il valore della vita significa costruire una società per tutte le età, in cui i diritti di ciascuno trovino completa espressione. È compito delle istituzioni e delle libere espressioni sociali approntare politiche di welfare a questo scopo”.

“Gli anziani sono non soltanto un punto di affetto per le altre generazioni, ma sono anche portatori dell’esperienza, dei ricordi, della storia, della trasmissione di conoscenza di vita. E questo li rende preziosi nella vita della società. Per questo è importante la loro cura, l’attenzione e l’accoglienza nei loro confronti, particolarmente quando comincia a diminuire l’autosufficienza e aumenta la fragilità

Per Papa Francesco l’esclusione degli anziani dalla vita sociale “è un tradimento alla propria umanità. Questa è la cosa più brutta: questo selezionare la vita secondo l’utilità, secondo la giovinezza, e non la vita come è, con la saggezza dei vecchi, con i limiti dei vecchi.

I vecchi – ha proseguito – hanno tanto da darci, c’è la saggezza della vita, tanto da insegnarci, per questo noi dobbiamo insegnare anche da bambini che vadano dai nonni. Il dialogo giovani, bambini, nonni, è fondamentale, per la società, per la Chiesa, è fondamentale per la sanità della vita.

Dove non c’è dialogo tra i giovani e i vecchi manca qualcosa e cresce una generazione senza passato, cioè senza radici”.

“Da vecchi non possiamo fare lo stesso che facevamo da giovani, il corpo ha un altro ritmo e dobbiamo ascoltare il corpo e accettare i limiti: tutti ne abbiamo: anche io devo andare col bastone adesso…”. Papa Francesco ha parlato della propria difficoltà a camminare nel corso dell’udienza generale.

Il Papa ha sottolineato che “la vita sempre è preziosa”, “anche quando si sta spegnendo” e ha rilanciato un messaggio della Pontificia Accademia per la Vita: “Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e quando si sta spegnendo”.

Il Pontefice ha ricordato che “nella vecchiaia anche una semplice febbre può essere pericolosa. Da vecchi non si comanda più il proprio corpo.

Bisogna imparare a scegliere cosa fare e cosa non fare. Il vigore del fisico viene meno e ci abbandona, anche se il nostro cuore non smette di desiderare.

Bisogna allora imparare a purificare il desiderio: avere pazienza, scegliere cosa domandare al corpo, alla vita”.

Jorge Mario Bergoglio, che ha più volte avuto un problema di sciatica, negli ultimi mesi ha accusato un acutizzarsi dei problemi di mobilità, e nelle ultime settimane, a causa di un problema “alla gamba”, e al ginocchio come ha detto egli stesso al Regina Coeli, è dovuto ricorrere sempre più spesso ad una sedia a rotelle.

“La malattia pesa, sull’anziano, in modo diverso e nuovo rispetto a quando si è giovani o adulti. E’ come un colpo duro che si abbatte su un tempo già difficile.

La malattia del vecchio – ha osservato il Papa – sembra affrettare la morte e comunque diminuire quel tempo da vivere che già consideriamo ormai breve.

Un famoso scrittore italiano, Italo Calvino, notava l’amarezza dei vecchi che soffrono il perdersi delle cose d’una volta, più di quanto non godano il sopravvenire delle nuove. Ma – ha proseguito il Papa a proposito dell’episodio di Gesù che guarisce la suocera di Pietro – la scena evangelica che abbiamo ascoltato ci aiuta a sperare”.

Papa Francesco è tornato poi a parlare della “cultura dello scarto”, che “sembra cancellare gli anziani”. E ha avvertito: “Sì, non li uccide, ma socialmente li cancella come se fossero un peso da portare avanti, è meglio nasconderli.

Questo è un tradimento alla propria umanità. Questa è la cosa più brutta: questo selezionare la vita secondo l’utilità, secondo la giovinezza, e non la vita come è, con la saggezza dei vecchi, con i limiti dei vecchi.

I vecchi – ha proseguito il Papa – hanno tanto da darci, c’è la saggezza della vita, tanto da insegnarci, per questo noi dobbiamo insegnare anche da bambini che vadano dai nonni.

Il dialogo giovani, bambini, nonni, è fondamentale, per la società, per la Chiesa, è fondamentale per la sanità della vita. Dove non c’è dialogo trai giovani e i vecchi manca qualcosa e cresce una generazione senza passato, cioè senza radici”.