Vaccino, il consenso non si costruisce con messaggi confusi e contraddittori

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Spunti di riflessione del professor Marco Trabucchi:

Una constatazione, etichettata in egual misura da amarezza e delusione, e una serie di quesiti destinati a cadere nel vuoto, non per la complessità delle risposte, ma per la totale assenza di valide argomentazioni da parte di coloro cui sono destinate le domande.

Constatazione e interrogativi riguardano, nelle considerazioni che andremo a esplicitare, i medici che rifiutano il vaccino anti Covid, ma ben si adattano anche a tutte le categorie che per il loro lavoro entrano in contatto con pazienti o persone fragili.

Gli spunti per riflettere su questi temi li ha offerti Marco Trabucchi, presidente dell’Aip, l’Associazione Italiana di Psicogeriatria, in un documento rivolto a colleghe e colleghi.

“Guardo con preoccupazione – scrive il prof. Trabucchi – ai medici che non si vaccinano. Per mia scelta deontologica, non ho mai attaccato i colleghi e quindi non lo faccio nemmeno con quelli che non si sono vaccinati. Però, non riesco a comprendere le motivazioni del loro atteggiamento”.

Aggiunge Trabucchi: “Sono così numerosi quelli che non credono nella medicina? Comprendo molte delle loro motivazioni, ma mi chiedo: noi che ci siamo vaccinati siamo degli esecutori acritici delle scelte delle case farmaceutiche? Siamo forse medici incapaci di parlare con i malati, se non abbiamo a disposizione un farmaco?”

La medicina attinge a piene mani dalla scienza, una scienza che affonda le proprie radici in millenni contrassegnati da esperienze, studi approfonditi, intuizioni, scoperte.

L’attività del medico non può prescindere dalle conquiste che la scienza gli mette a disposizione.

Di più: la rinuncia a vaccinarsi è una decisione personale del medico, d’accordo; ma questa scelta individuale fa a pugni con la sua mission che è la ricerca del bene dell’assistito. Infatti, non è certamente un bene per l’assistito essere avvicinato e curato da un operatore che potrebbe trasmettergli il virus.

Il medico che non intende vaccinarsi si ritiene nel giusto evidentemente.

Fa una scelta di campo. Dall’altra parte – quella sbagliata, secondo lui – mette tutti i suoi colleghi vaccinati. Lui “saggio”, tutti gli altri, la stragrande maggioranza, scriteriati e creduloni. E’ mai possibile?

“Queste ed altre domande – scrive Marco Trabucchi – mi riempiono di incertezza; però abbiamo davanti una situazione grave, perché la sospensione dal lavoro di alcuni colleghi rende ancor più precaria la risposta alle esigenze dei cittadini.

Siamo già in numero limitato per le scelte sbagliate del passato; oggi basta poco per far entrare in crisi interi servizi (si pensi, ad esempio, al rischio di non garantire più la copertura della medicina di famiglia o un’assistenza adeguata nelle RSA)”.

“Queste considerazioni critiche rispetto a certe scelte – aggiunge Trabucchi – non mi rendono però cieco di fronte ad alcune situazioni che giustificano di fatto (anche se non moralmente) le incertezze di tanti nostri concittadini.

Penso, ad esempio, ad una delle tematiche dominanti di questi giorni, cioè la terza vaccinazione.

Nel giro di poche ore abbiamo letto la posizione della Food and Drug Administration e del CDC americani, ancora molto attendisti (alcuni esperti di questi enti hanno espresso il timore che la terza vaccinazione avrebbe convinto molti cittadini ansiosi dell’inefficacia dei vaccini in generale), quella del governo italiano, con voci non sempre all’unisono, secondo il quale il problema va esaminato con urgenza, quella ancora di certi ambienti, ad esempio alcune RSA, dove sono già stati vaccinati tutti gli ospiti e a breve anche il personale.

Mi metto nella testa di chi fosse incerto sui fondamenti “scientifici” delle scelte vaccinali: leggendo questi comportamenti avrebbe motivi per crearsi un’immagine negativa della concreta attuazione delle indicazioni della scienza, alimentando ancor di più le sue incertezze. Qualsiasi atteggiamento poco chiaro attorno al tema vaccinazioni rischia di creare barriere pesanti; oggi la nostra società non ne ha proprio bisogno!”

In altre parole, come è possibile costruire il consenso dei cittadini attorno alle modalità per difendersi al meglio dal virus, quando la politica e la scienza mandano messaggi confusi e spesso contraddittori

Politica e scienza, ma non sarebbe sbagliato aggiungerci anche la stampa che ha le proprie responsabilità nel veicolare messaggi più urlati che giusti, più raffazzonati che verificati.