Invecchiamento di successo? Queste le regole d’oro

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AltaVita - alimentazione corretta per anziani

Le raccomandazioni della geriatra Alessandra Imoscopi

Nonni, nonne, diamoci una mossa! E’ l’attività fisica, infatti, una delle chiavi per vivere in buona salute. Lo ha ricordato Alessandra Imoscopi, da 9 anni medico geriatra di AltaVita-Ira, aprendo la serie degli incontri del progetto “Padova città amica dell’anziano”.

Nel primo dei quattro appuntamenti in cartellone, organizzati da AltaVita-Ira nella Sala Nilde Jotti di via Prodocimi, nel quartiere Forcellini, Alessandra Imoscopi ha indicato la strada che porta a un “invecchiamento di successo, prendendo cura di noi stessi nel tempo che scorre”.  Invecchiare bene o male dipende, nella maggior parte dei casi, solo da noi, dal nostro stile di vita. Dobbiamo – e la geriatra lo ha sottolineato più volte – avere cura di noi stessi a tutti i livelli.

In che modo? Intanto, con una vita attiva, in famiglia e nella società. L’impegno sociale è importante, al limite anche solo uno scambio di parole aiuta ad uscire dall’isolamento. Fare del bene agli altri è fare bene anche a noi stessi.

Due, comunque, gli aspetti da tener presenti, quello fisico e quello psicologico.

Il fattore fisico va tenuto d’occhio con particolare attenzione a partire dai 50 anni. Meno sgarriamo e più evitiamo pericoli, come obesità, diabete, ipertensione, iperlipemia. Da bandire tabagismo, alcool, vita sedentaria, e stress fuori controllo.

L’attività fisica da sola non basta. Infatti, va considerato anche l’equilibrio nutrizionale, puntando ad una stabilità di peso. Per un anziano meglio un chilo in più che uno in meno. “Non obesi – la raccomandazione della geriatra – ma neanche denutriti”.

E cosa mangiare nell’arco della giornata? Il 50-55% di carboidrati, il 10-15% di proteine, il 25-30% di lipidi. La dieta migliore? Non è quella all’ultima moda ma una sana dieta mediterranea che riduce la mortalità cardiovascolare e cerebrovascolare. Quanta acqua? Otto bicchieri, l’equivalente di un litro e mezzo. Frutta e verdura? Due porzioni al giorno dell’una e dell’altra. La dottoressa ha anche indicato un menù tipo: carne magra due volte per settimana, pesce idem, legumi 2-3 volte, formaggi due volte, uova 1-2 volte. Olio? 2-3 cucchiai al giorno.

Oltre alla massa corporea (rapporto peso-altezza) c’è una misura da tener ben presente: è la circonferenza della vita che nell’uomo deve essere minore di 93,5 centimetri e nella donna inferiore ai 90 centimetri. Il motivo è semplice: il grasso dell’addome è pericoloso e spesso è associato a un marcato pericolo di tipo cardiovascolare.

Esercizio fisico come?  E’ assodato che 30-60 minuti di andatura spedita garantiscono un “invecchiamento di successo” e riducono la mortalità cardiovascolare. Un buon contapassi può aiutare a dosarne la giusta quantità: fino a 4 mila sono pochini, 8 mila è una buona quantità, ma il top per una attività adeguata è 10 mila.

Con una buona attività fisica cosa otteniamo? Abbiamo un aumento del colesterolo buono (HDL), una riduzione dei trigliceridi e quindi minore predisposizione alla trombosi, una riduzione della pressione e del grasso viscerale. C’è di più: è stata riscontrata una riduzione dei tumori al colon retto, ad esempio, una migliore funzione respiratoria, più agilità, maggiore prevenzione dell’osteoporosi, minor rischio di cadute e minore incidenza della depressione.

L’attività fisica porta anche ad altri vantaggi: fa bene al cervello, migliorando le funzioni cognitive e riducendo il rischio di demenza. In altre parole, previene il decadimento cognitivo.

L’attività fisica perché porti benefici deve essere compatibile con la nostra vita quotidiana, non deve portare ansia, al contrario deve essere anche divertente, non vigorosa, ma va fatta regolarmente.

E quando il motore del nostro fisico presenta qualche inceppamento?  Certo, si può fare ricorso a farmaci, ma suggeriti dal medico di base e in qualche caso dal farmacista di fiducia. Mai e poi mai fare ricorso alle terapie fai da te.

Ma in un corpo sano è indispensabile anche un cervello sano, che, alla stregua dei nostri muscoli, a sua volta, il cervello sente il peso degli anni. L’invecchiamento cognitivo avanza con l’età ma il danno lo possiamo limitare e parzialmente prevenire. Il nostro cervello ha una riserva cerebrale e una cognitiva. La riserva cerebrale è un processo passivo: nonostante i disturbi dell’età è possibile vivere molto avanti negli anni restando funzionalmente indipendenti. Sembra non esserci una relazione diretta tra il grado di severità del danno cerebrale e le sue manifestazioni cliniche. Quando la riserva si esaurisce si scivola nel patologico. E’ un processo attivo invece la riserva cognitiva. Qui entra in ballo la vulnerabilità di ciascuno di noi alle malattie degenerative, al loro inizio e alla loro velocità. Alessandra Imoscopi ha ricordato che una malattia non si eredita ma una certa predisposizione sì. Di qui l’importanza dell’anamnesi. Molto importanti in tema di riserva cognitiva anche i cosiddetti “determinanti”, dallo stile di vita agli stimoli ambientali. Non secondari sono anche la scolarità, il quoziente intellettuale, l’attività fisica, e l’attività cognitiva che può essere alimentata con esercizi di enigmistica, letture, partecipazione ad attività sociali.

E quando il cervello comincia a perdere colpi? Allora, ha ricordato la geriatra, potrebbe essere in agguato una malattia degenerativa come l’Alzheimer. I sintomi da tenere sotto controllo sono dieci: perdita di memoria, difficoltà nell’espletamento dei compiti usuali, problemi di linguaggio, disorientamento nel tempo e nello spazio, cambiamenti repentini nei giudizi, problemi di pensiero astratto, confusione delle cose, cambiamento di umore, cambiamento di personalità, perdita di iniziativa.

Messaggio finale, della dottoressa Imoscopi, da portare a casa per un “invecchiamento di successo”? Cura della propria salute a 360 gradi, mantenimento del benessere fisico, mentale, sociale e spirituale, effettuazione delle vaccinazioni e partecipazione agli screening, oltre a un forte impegno per prevenire e curare le malattie croniche.