Carenza di infermieri nelle RSA. Solo baruffe e zero soluzioni

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Delibere, interpellanze, proteste. La parola ai giudici?

La soluzione votata dalla Giunta regionale del Veneto per superare la carenza di infermieri nelle RSA sta provocando una scia di polemiche sempre più accese.

Alla ferma opposizione espressa dalle associazioni infermieristiche ora si è aggiunta anche un’interpellanza molto critica presentata alla Camera, seguita dalla immediata replica di Francesco Facci, presidente Uneba del Veneto.

E’ molto probabile a questo punto che entrino in scena giudici e avvocati.

Riassumiamo le principali tappe della vicenda che trae origine dalla carenza di infermieri nelle strutture sociosanitarie del Veneto. Lì manca il 30 per cento degli infermieri necessari, per due motivi essenzialmente: perché sul mercato ci sono pochi infermieri e perché gli infermieri delle strutture sociosanitarie, nel corso della pandemia, sono stati assunti dalla sanità pubblica.

Come uscirne? La Giunta regionale ha approvato una delibera sulla “Formazione complementare in assistenza sanitaria”. In sostanza con questa delibera si prevede di affiancare agli infermieri presenti nelle strutture sociosanitarie a quegli operatori sanitari specializzati che potrebbero svolgere alcune mansioni di supporto alla prestazione infermieristica, così da garantire alle persone ospiti quell’assistenza che già oggi è fortemente compromessa.

Non si tratta di sostituire personale infermieristico con altro personale, si tratta di affiancare gli infermieri presenti e sottodimensionati con personale formato appositamente per svolgere attività di supporto.

Il coordinamento degli ordini delle professioni infermieristiche della regione Veneto ha subito dichiarato “irricevibile” la “possibilità di utilizzare gli operatori socio-sanitari per lo svolgimento di atti propri dell’assistenza clinica del paziente di competenza esclusiva di medici ed infermieri” sottolineando che la delibera pone a serio rischio sia la persona assistita che gli stessi operatori, configurando anche profili di dubbia legittimità e responsabilità professionale.  

Lo stesso coordinamento ha chiesto, pertanto, «la sospensione immediata dell’atto annunciando, in caso contrario, di valutare ogni azione necessaria, nelle sedi giurisdizionali più opportune».

Intanto, l’onorevole Davide Bendinelli di Italia Viva, sindaco di Garda e già assessore al sociale in Veneto, ha firmato un’interpellanza presentata alla Camera in cui chiede “quali iniziative intenda assumere il governo in relazione alla delibera (305) della Regione Veneto per garantire adeguati standard qualitativi ai servizi socio-sanitari, nel rispetto delle qualifiche professionali e della salute e sicurezza degli assistiti”.

In un momento in cui la sanità veneta è al centro delle polemiche dopo un servizio di Report che, il 26 aprile, ha messo nel mirino la gestione della pandemia e l’uso massiccio del tamponi antigenici rapidi, Bendinelli apre un altro fronte contro la Regione controfirmando una interpellanza urgente assieme ai colleghi Sara Moretto e Lisa Noja, presentata in aula da Maria Elena Boschi.

«Il diritto all’assistenza nelle residenze sanitarie assistenziali deve garantire la sicurezza degli ospiti e il mantenimento di standard assistenziali e sanitari adeguati».

Di qui la richiesta di conoscere «quali iniziative intenda assumere il governo, anche di carattere normativo, in relazione alla delibera della Regione Veneto per garantire adeguati standard qualitativi ai servizi socio-sanitari, nel rispetto delle qualifiche professionali e della salute e sicurezza degli assistiti».

A fronte di questa interpellanza, il presidente di Uneba Veneto Francesco Facci, a nome dell’associazione tutta, ha scritto a Bendinelli una lettera intitolata  “Quale soluzione concreta al problema della carenza di infermieri nelle strutture sociosanitarie venete?”

Nella lettera, Facci riepiloga la situazione, con la drammatica carenza di infermieri nel sociosanitario e la risposta, seppur parziale, data dalla dgr 305. Infine, si rivolge a Bendinelli: “Con piacere ed interesse vorremmo ascoltare le sue proposte per fronteggiare le diverse criticità che stanno travolgendo il mondo dell’assistenza sociosanitaria e sociale”.

Come dire: prendo atto della sua opinione ma ora che si fa? Oltre alla critica, per caso, ha anche una soluzione del problema?

Domande che non hanno ancora ricevuto risposta. Mentre il problema resta in tutta la sua drammaticità.