Assistenza agli anziani cronici copertura da arrossire: 2,7%

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Oggi sono assistiti a casa 385mila cronici ultra 65enni, numero molto lontano da quello che sarebbe necessario per garantire un’esistenza adeguata di tante persone fragili e delle loro famiglie.

Infatti, indicano una copertura del 2.7% degli ultra sessantacinquenni, non confrontabile con il valore del 10% posto come obiettivo dal Piano Nazionale di ripresa e resilienza.

Le indicazioni del PNRR mirano, infatti, ad allinearci entro il 2026 ai valori di altri paesi europei; in Germania il 13% degli anziani riceve cure domiciliari.

Peraltro, nei paesi del Nord Europa 1 over 80 su 3 è assistito a casa. Lo scenario è preoccupante, anche perché un cambiamento così drastico della qualità e quantità del servizio dovrebbe essere raggiunto in 4 anni.

“Abbiamo, oggi, nel nostro paese, la capacità progettuale e realizzativa – si chiede il professor Marco Trabucchi – per raggiungere questo ambizioso obiettivo? Concordo – aggiunge il presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria – che con il pessimismo non si compiono progressi, però ritengo sia doveroso richiamare gli estensori del PNRR, probabilmente lontani dalle problematiche di realtà in questo campo, al fatto che i soldi non comprano le competenze né sul piano programmatorio, né su quello della realizzazione di servizi.

Solo la coscienza dei nostri limiti potrebbe indurre, ad esempio, ad impostare immediatamente un sistema per la formazione su larga scala degli operatori necessari per realizzare il Piano”.

Secondo Marco Trabucchi “deve essere costruito un piano formativo serio e approfondito, che chiama a collaborare gli esperti più qualificati per formare i molti attori che nei vari campi dovranno portare avanti un’impresa così complessa”.

La problematica degli anziani fragili bisognosi di assistenza richiama l’attenzione su altri anziani fragili, che invece non hanno bisogno di assistenza e che, nonostante qualche aspetto critico, continuano a vivere una vita piena, spesso anche con rilevanti responsabilità sociali.

“Dobbiamo essere pronti – auspica il professor Trabucchi – a valorizzare nel nostro tempo la presenza da una parte di molti vecchi saggi e autonomi e, dall’altra, di altri fragili e ammalati”.