Il ricordo degli amici e dei collaboratori di “Toni”
Alle parole di Mons. Giampaolo Dianin e alle preghiere di Francesca Dalla Zuanna vogliamo associarci anche noi, amici di Padova e di varie località, che abbiamo conosciuto e stimato Antonio Prezioso e che abbiamo con lui collaborato.
In questi giorni molti hanno espresso ricordi, giudizi, parole di profonda stima e gratitudine per l’uomo, per il professore, per il politico Antonio, Toni per gli amici.
Una personalità unica, di elevati principi morali, di nobile ispirazione politica e del servizio civico, di profonda fede religiosa.
Nato a Borgoricco, la famiglia passò presto a Camposampiero. Educato dal padre, un po’ rigido e severo, il cav. Giovanni – mio maestro elementare, il quale per invogliarci allo studio faceva qualche riferimento a suo figlio che, ci diceva, era stato amante della scuola e della buona riuscita – e dalla madre Giustina, donna dolce e amorevole, si dedicò all’insegnamento in varie scuole, tra cui il Collegio Barbarigo e poi il Ginnasio Tito Livio (alcuni ex alunni hanno voluto ricordarlo, “attento e preciso docente e studioso”.
Unì presto la formazione politica e l’esercizio del servizio pubblico in ambito civile.
Sempre preoccupato di affiancare al ruolo politico e di amministratore, la formazione e la preparazione ideale e culturale (coltivata verso la fine della guerra nelle canoniche di San Marco e di San Pietro a Camposampiero con Mons. Pietro Pavan, collaboratore di Giovanni XXIII per le encicliche sociali e futuro cardinale; nella Resistenza con Luigi Gui e Mons. Nervo partecipando alla diffusione del celebre opuscolo
“La politica del buon senso”, nell’Azione Cattolica, nella Fondazione Zancan ove collaborò con passione ed entusiasmo con Mons. Giovanni Nervo, Tiziano Vecchiato e gli altri per l’elaborazione di nuove politiche sociali e per la formazione degli operatori, condividendo ideali e iniziative nel MEIC.
Divenne giovane Consigliere comunale, consigliere della Casa di Riposo e poi presidente dell’Ospedale di Camposampiero.
Segretario Provinciale della Democrazia Cristiana di Padova, vi portò segnali concreti di rinnovamento (un anziano mi ha ricordato che nel Comitato elettorale del partito la valutazione del candidato alle elezioni passava sì attraverso l’esame delle sue capacità, ma prima di tutto, per la sua moralità).
Primo assessore regionale alla Sanità e all’Assistenza del Veneto, impostò l’organizzazione della sanità veneta anticipando i criteri della riforma di Tina Anselmi, della quale fu amico, assieme a Luigi Gui, nel gruppo che faceva riferimento ideale ad Aldo Moro e a Benigno Zaccagnini.
Criteri della riforma in parte elaborati proprio all’interno della Zancan, per un sistema integrato di servizi sul territorio con il cittadino che diventava soggetto attivo e non oggetto dei servizi. Poi è stato Presidente dell’Ulss di Padova e presidente dell’Irsev Veneto.
Abbiamo colto in lui acutezza di pensiero, sobrietà, passione politica mai gridata, ma vissuta e trasmessa, mantenendo anche nei ruoli pubblici uno stile sobrio e avveduto, umile, sempre capace di ascoltare e di ragionare alla ricerca del bene comune e con un’opportuna dose di ironia.
Attivo fino a poco tempo fa con le sue lettere garbate e pungenti ai giornali sui temi politici e dell’attualità e con alcune interessanti pubblicazioni come quelle sul vescovo di Padova, da cui fu affascinato per il suo messaggio anche sociale, Mons. Filippo Franceschi e su Mons. Giovanni Nervo che tanto stimò.
Infine, ospite del Pensionato Piaggi che egli ha ringraziato per le sollecitudini ricevute con “fraterna collaborazione, attenzione e solerzia”.
Alcuni hanno scritto: “Quante cose ci ha insegnato”!
Anch’io ho imparato molto da lui e gli sono profondamente grato. Ne ho ammirato la coerenza intellettuale e operativa, l’impegno intenso e tenace nell’affrontare le questioni politiche e amministrative, il senso di responsabilità nell’esercizio del potere, il rispetto delle persone, il senso delle istituzioni e l’osservanza delle regole, la correttezza esemplare, il distacco totale dall’interesse personale. E la sua caparbietà e tenacia nell’applicare questi valori e nell’esigerli da se stesso e dagli altri.
Non tralasciamo la nota arguta e ironica usata con garbo, buon gusto e pure in modo tagliente, all’occorrenza. Anche verso se stesso. Una nota briosa e trascinatrice che affiorava nei tempi di pausa, in compagnia di amici, nelle amate ferie in montagna. E negli stretti rapporti con la famiglia del prof. Antonio Dalla Zuanna che, specialmente grazie alla generosa disponibilità della dottoressa Francesca, gli è stata vicina anche nel tempo terminale.
Camposampiero – paese che accoglierà la sua salma, accanto a quelle dei genitori, com’egli ha desiderato – gli è grata per il legame mantenuto e anche perché ha lasciato a questa Biblioteca Comunale i suoi 4.000 volumi.
Oltre al Seminario di Padova, Antonio si è ricordato nel testamento delle sue parrocchie più a lungo frequentate, la SS. Trinità di Padova e San Marco di Camposampiero.
Ora, nella preghiera che rivolgiamo a lui, il Signore della vita premierà la sua fede e la sua speranza (“la mia ferma speranza nella misericordia del Padre”). Fede e speranza espresse da lui in una spiritualità intensa, non decantata, espressa e vissuta mediante i valori di riferimento detti e scritti, ma soprattutto mediante le scelte e i comportamenti attuati.
Troviamo scritto ancora: “Ho una sola preghiera: che vi ricordiate di me presso l’altare del Signore”.
Lo faremo, Antonio, per te, autentico testimone dell’impegno esemplare dei cattolici nel servizio pubblico.
Un grazie corale da tutti noi!
Dino Scantamburlo