AltaVita-IRA e Ateneo storie di mille anni

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Un convegno per ricordare il passato e parlare di futuro

AltaVita-IRA e Università di Padova insieme per ricordare gli anni di storia che li hanno visti vicini e per ribadire un futuro di dialogo. Perché, in fin dei conti, la mission di entrambi è finalizzata alla “cura”, nelle sue diverse declinazioni: cura del corpo, della mente e dello spirito, in una costante ricerca del benessere, degli anziani nel caso di AltaVita, e dei giovani da parte dell’Ateneo.

Con il proposito, espresso da entrambi, di integrarsi ancor più nel territorio, ampliando la loro presenza, nella consapevolezza di avere le potenzialità per offrire sia un adeguato sostegno socio-assistenziale sia culturale, entrambe strade che garantiscono appagamento di corpo e spirito.

AltaVita-IRA e Università si sono dati appuntamento nella sede del “complesso Beato Pellegrino”, che ha preso il posto dell’ex geriatrico e prima ancora dei luoghi di ospitalità e cura della Casa di Riposo.

L’incontro aveva per tema “200+800, storie di mille anni”, con riferimento a due date storiche: i 200 anni dell’Istituto che si prende cura degli anziani, nato nel 1821, e gli 800 anni dell’Università, che ha iniziato la propria attività nel lontanissimo 1222.

Ha fatto gli onori di casa Sebastiano Miccoli, direttore del Centro di Ateneo per le Biblioteche.

In apertura, gli indirizzi di saluto di Sergio Bozzola, direttore del Dipartimento di Studi linguistici e letterari (al “Beato Pellegrino” c’è stata la riunificazione del grande patrimonio umanistico, prima disperso in diverse sedi); di Stefano Bellon, presidente di AltaVita-IRA (ha ripercorso le tappe della presenza della Casa di Riposo in quegli stessi locali dal 1838 al 2000); dell’assessore comunale Marta Nalin (locali rivoluzionati nella continuità, spazi di dialogo e confronto, accanto ad una piazza Mazzini che rinascerà a nuova vita); di Fabio Verlato, direttore del Distretto 1 dell’Ulss 6 Euganea (lavoriamo insieme, perché uniti si risolve ogni problema); e di Monica Salvadori, prorettrice con delega al patrimonio artistico, storico e culturale (ha annunciato le principali realizzazioni dell’Ateneo in occasione dell’ottavo centenario, tra le quali il recupero dell’ex caserma Piave che diverrà polo delle discipline economiche e sociali e il museo di Palazzo Cavalli).

Il primo tema del convegno (Il riordino delle Opere Pie nei primi decenni del Regno d’Italia) è stato affrontato da Giovanni Silvano, docente di storia moderna, che ha sottolineato il ruolo avuto dal ministro Francesco Crispi nel rivoluzionare l’ordinamento dell’amministrazione e assistenza sanitaria del Regno d’Italia.

Un’impresa titanica che ha regolato la vita e tutelato i patrimoni di 22 mila realtà socioassistenziali fino alle soglie del Duemila.

Stefano Zaggia, professore di Storia dell’Architettura, ha parlato del “Beato Pellegrino, storie dei complessi architettonici e delle trasformazioni urbane”, illustrando in particolare i più importanti interventi attuati nell’800, nonché il ruolo avuto dalla ferrovia, la funzione del canale Bovetta, la contrada dell’Arzere, terra di conventi, e la scomparsa della chiesa di San Giacomo (qui c’era l’isola di San Giacomo) che sorgeva accanto a Palazzo Maldura.

“Istituzioni per anziani tra passato e futuro” è stato il tema al centro dell’intervento di Valter Giantin, geriatra e presidente del Comitato Etico di AltaVita-IRA.

Un excursus che ha toccato i temi demografici, del cambiamento delle famiglie, di disabilità e demenza, della solitudine. Ha parlato del periodo difficilissimo dell’avvento della pandemia da Covid: non c’era un’idonea preparazione strutturale, molte persone sono morte sole, c’è stata la fuga del personale.

Oggi si prospettano nuove sfide per promuovere la salute fisica, mentale e spirituale dei “residenti”, non ospiti,  nelle istituzioni. Basta ghetti, basta isolare e togliere dai radar persone che hanno problematiche. E ha chiuso l’intervento con parole di papa Francesco sugli anziani: “Per favore, non dimentichiamoci di loro. Alleiamoci con loro. Impariamo a fermarci, a riconoscerli, ad ascoltarli. Non scartiamoli mai. Custodiamoli nell’amore. E impariamo a condividere con loro del tempo. Ne usciremo migliori”.

Ma qual è la realtà del complesso compreso fra le vie Beato Pellegrino e via Vendramini oggi?

Questo il tema della terza e ultima relazione. Ne ha parlato Luisa Buson, direttrice del Polo bibliotecario umanistico. Qui, nei locali che sono il risultato di uno stupendo esempio di rigenerazione urbana, c’è stata la fusione di 5 biblioteche, sono stati realizzati 400 posti a sedere, ci sono 350 mila libri a disposizione, con un’offerta culturale ampia e accessibile.

L’incontro si è chiuso con un concerto dell’Emsemble di archi dell’”Orchestra Asclepio”, dell’Azienda Ospedaliera, con il direttore Alois Saller e  Giovanni Tagliente ai violini, Alberto Magon alla viola e Irene Scarpone al vioencello, che hanno proposto brani di Georges Bizet, di Ennio Morricone e di Johannes Brahams.

Con il proposito, espresso da entrambi, di integrarsi ancor più nel territorio, ampliando la loro presenza, nella consapevolezza di avere le potenzialità per offrire sia un adeguato sostegno socio-assistenziale sia culturale, entrambe strade che garantiscono appagamento di corpo e spirito.

AltaVita-IRA e Università si sono dati appuntamento nella sede del “complesso Beato Pellegrino”, che ha preso il posto dell’ex geriatrico e prima ancora dei luoghi di ospitalità e cura della Casa di Riposo.

L’incontro aveva per tema “200+800, storie di mille anni”, con riferimento a due date storiche: i 200 anni dell’Istituto che si prende cura degli anziani, nato nel 1821, e gli 800 anni dell’Università, che ha iniziato la propria attività nel lontanissimo 1222.

Ha fatto gli onori di casa Sebastiano Miccoli, direttore del Centro di Ateneo per le Biblioteche.

In apertura, gli indirizzi di saluto di Sergio Bozzola, direttore del Dipartimento di Studi linguistici e letterari (al “Beato Pellegrino” c’è stata la riunificazione del grande patrimonio umanistico, prima disperso in diverse sedi); di Stefano Bellon, presidente di AltaVita-IRA (ha ripercorso le tappe della presenza della Casa di Riposo in quegli stessi locali dal 1838 al 2000); dell’assessore comunale Marta Nalin (locali rivoluzionati nella continuità, spazi di dialogo e confronto, accanto ad una piazza Mazzini che rinascerà a nuova vita); di Fabio Verlato, direttore del Distretto 1 dell’Ulss 6 Euganea (lavoriamo insieme, perché uniti si risolve ogni problema); e di Monica Salvadori, prorettrice con delega al patrimonio artistico, storico e culturale (ha annunciato le principali realizzazioni dell’Ateneo in occasione dell’ottavo centenario, tra le quali il recupero dell’ex caserma Piave che diverrà polo delle discipline economiche e sociali e il museo di Palazzo Cavalli).

Il primo tema del convegno (Il riordino delle Opere Pie nei primi decenni del Regno d’Italia) è stato affrontato da Giovanni Silvano, docente di storia moderna, che ha sottolineato il ruolo avuto dal ministro Francesco Crispi nel rivoluzionare l’ordinamento dell’amministrazione e assistenza sanitaria del Regno d’Italia.

Un’impresa titanica che ha regolato la vita e tutelato i patrimoni di 22 mila realtà socioassistenziali fino alle soglie del Duemila.

Stefano Zaggia, professore di Storia dell’Architettura, ha parlato del “Beato Pellegrino, storie dei complessi architettonici e delle trasformazioni urbane”, illustrando in particolare i più importanti interventi attuati nell’800, nonché il ruolo avuto dalla ferrovia, la funzione del canale Bovetta, la contrada dell’Arzere, terra di conventi, e la scomparsa della chiesa di San Giacomo (qui c’era l’isola di San Giacomo) che sorgeva accanto a Palazzo Maldura.

“Istituzioni per anziani tra passato e futuro” è stato il tema al centro dell’intervento di Valter Giantin, geriatra e presidente del Comitato Etico di AltaVita-IRA.

Un excursus che ha toccato i temi demografici, del cambiamento delle famiglie, di disabilità e demenza, della solitudine. Ha parlato del periodo difficilissimo dell’avvento della pandemia da Covid: non c’era un’idonea preparazione strutturale, molte persone sono morte sole, c’è stata la fuga del personale.

Oggi si prospettano nuove sfide per promuovere la salute fisica, mentale e spirituale dei “residenti”, non ospiti,  nelle istituzioni. Basta ghetti, basta isolare e togliere dai radar persone che hanno problematiche. E ha chiuso l’intervento con parole di papa Francesco sugli anziani: “Per favore, non dimentichiamoci di loro. Alleiamoci con loro. Impariamo a fermarci, a riconoscerli, ad ascoltarli. Non scartiamoli mai. Custodiamoli nell’amore. E impariamo a condividere con loro del tempo. Ne usciremo migliori”.

Ma qual è la realtà del complesso compreso fra le vie Beato Pellegrino e via Vendramini oggi?

Questo il tema della terza e ultima relazione. Ne ha parlato Luisa Buson, direttrice del Polo bibliotecario umanistico. Qui, nei locali che sono il risultato di uno stupendo esempio di rigenerazione urbana, c’è stata la fusione di 5 biblioteche, sono stati realizzati 400 posti a sedere, ci sono 350 mila libri a disposizione, con un’offerta culturale ampia e accessibile.

L’incontro si è chiuso con un concerto dell’Emsemble di archi dell’”Orchestra Asclepio”, dell’Azienda Ospedaliera, con il direttore Alois Saller e  Giovanni Tagliente ai violini, Alberto Magon alla viola e Irene Scarpone al vioencello, che hanno proposto brani di Georges Bizet, di Ennio Morricone e di Johannes Brahams.